| Ciao a tutti voi (: visto che la precedente os è abbastanza piaciuta, posto un secondo racconto autoconclusivo. Questa volta devo dare tre informazioni basilari [xD]: 1-è demenziale forte 2-per scriverla mi sono munita di mappe su mappe della città di Amburgo, ma il risultato è scarso lo stesso per cui vi chiedo clemenza^^' 3-è un pò lunga, per cui la posterò in due volte, se volete conoscerne la fine (: Buona lettura! Aspetto tutte le vostre critiche (;
Mi chiamo Christian. Christian Linke. Uno dei più infelici casi di omonimia possibili sulla faccia della Terra. Dico questo perché, oltre al danno del nome, c’è pure una grossa beffa: ambito ad Amburgo, sono alto quasi un metro e novanta, i miei occhi sono azzurro grigio, ho i capelli neri -ma naturali(!)- e, soprattutto, suono il basso! Da un anno circa la mia vita è diventata pressoché un inferno per le troppe coincidenze, a causa tra l’altro della fissazione che due mie care amiche hanno per i.. i..Panik? Nevada Tan?? O Nevada-Panik?! Insomma, decidetevi!! “Chris!! Guarda qui – uno violento strattone al braccio mi spinge davanti alla vetrina di un’edicola – cari, ma non vedi come vi assomigliate?” domanda languidamente Lotte. Ecco, ci risiamo, davanti agli occhi ho un mega poster dove al centro c’è lui, Linke. “Ma guarda! Siamo quasi fratelli!” commento ironicamente, “Che bello avere il proprio personale Christian Linke!!” esclama entusiasta Lotte attaccandosi al mio braccio. Mi porto una mano al volto; “Ehi, dove vai?” domando, “Compro il poster, no?”, risponde con una certa ovvietà nel tono lei. Sì, come si può capire è una situazione un pochino frustrante avere tante, troppe cose in comune con qualcuno, un musicista che non apprezzi per niente, mentre le tue amiche ne sono perse. Oramai vivo per interposta persona, che strazio. Per fortuna non mi ha costretto con la forza ad entrare con lei in edicola, c’è un po’ di coda, per cui ne approfitto per accendermi una sigaretta, “Chissà se quello fuma” mi scopro domandare, “Ehi ehi!” scuoto la testa e faccio il primo tiro. “Finalmente vi abbiamo trovati -una voce squillante mi coglie alle spalle- per fortuna dovevamo trovarci da Sturbucks!”; povera Ada, lei è una molto rigorosa per gli appuntamenti. Non faccio in tempo ad aprire la bocca che “Adiiiii!! Guarda!! Ho preso il poster!!” esordisce Lotte precipitandosi a passo deciso verso Ada, “Grande!! Lo voglio anche io!” le risponde lei con occhi trasognanti; io e Andreas guardandoci scuotiamo la testa. Passano altri cinque minuti prima di poter andare il più lontano possibile da qualsiasi fonte nevadica panikosa; “Dai ragazze! Gli altri ci aspettano!” cerca di incalzare Andreas, le due continuano a rimanere indietro rispetto a noi perché troppo intente ad ammirare i loro amori. “Oggi hai le prove?” mi domanda Lotte attaccandosi al mio braccio, “Sì, ma questa sera alle otto” “Uffi, è troppo tardi, i miei non mi lasciano andare fino alla sala prova al buio..” e sbuffa. Qualche fermata della metropolitana e ci ricongiungiamo agli altri nostri amici nel cuore della città, nella zona dell’Elba. Il pomeriggio passa piacevolmente, le ragazze hanno voglia di fare shopping e noi ragazzi ci divertiamo a dare i nostri pareri scemi, inutili e un po’ volgari sui capi che provano, o su alcuni abiti appesi alle grucce. In giornate normali, staremmo sbadigliando alla grande, ma oggi Lotte Ada e Becki sono particolarmente solari e si divertono a stare allo scherzo. Di tanto in tanto io mi fumo una paglia, sono l’unico fumatore nel mio gruppo; Lotte mi fa compagnia ma lo fa solo per dirmi tutte le volte quello che succederà ai miei polmoni se insisto, “Tanto io non devo cantare” le rispondo sempre facendo spallucce. Lotte è la più piccolina, ha solo diciassette anni, mentre tutti noi abbiamo tra i diciannove e i ventuno anni; io per inciso ne ho venti e non ventidue, come da poco l’altro Linke! E sono certo che nei Panik Tan non ci sia nessun ’89. Con mio grande rammarico, di quei tizi so più cose di quanto vorrei.. Tutta colpa di Lotte e di Ada che dall’alto dei suoi diciannove anni le da tremendamente corda! Se non volessi loro tutto il bene che provo, probabilmente per come sono fatto, avrei già litigato pesantemente con loro. Di mio, mi interesso solo delle persone alle quali sono davvero legato, tutto il resto del mondo per me non esiste, a dirla tutta mi infastidisce pure, per cui aria! Lotte poi l’ho vista praticamente nascere, poco dopo che i suoi genitori erano venuti ad abitare di fianco a casa mia è venuta al mondo. Sono cresciuto con lei, quella piccola rossina dagli occhi blu. E’ praticamente mia sorella, anzi, considero più lei mia sorella che quelle pesti dei miei fratellini. Loro però sono molto più piccoli di me.. “Quando avete una serata con il gruppo, Chris?”, è Leo, “Per ora niente... stiamo preparando dei pezzi nuovi” “Finalmente ti cimenterai pubblicamente in un growl degno di Mikael Åkerfeldt??” ammicca sempre Leo, io sbuffo “Mica vengo a rivelarti le nostre sorprese!” rispondo. “Per favore! – Esordisce Lotte – Ne ho abbastanza di paurosi cavernicoli!”, ha una smorfia sulla bocca, “Su Lotte, torna ad ascoltare i Panik” dico scherzosamente; lei di tutta risposta mi fa una linguaccia. Ore 19:15, “Lotte, per me è tardi! Andiamo!” e la prendo sotto braccio, “Ok-ok! Ciao ragazzi!”, e ci congediamo. Sulla metropolitana c’è stranamente poca gente, almeno nel nostro vagone; guardo fuori del finestrino, ma vedo solo del gran nero scorrere velocemente sotto ai miei occhi, mi viene in mente Immigrant Song dei Led Zeppelin, e con la mano sinistra (perché io suono da mancino -alla facciaccia dell’altro- e pure senza plettro!) mimo gli accordi del basso. Lotte mi osserva un po’, ovviamente lei non capisce la canzone che ho in testa, traffica un po’ nella sua borsa, tira fuori il suo lettore mp3e mi infila un auricolare; già tremo, dovrò sorbirmi l’ennesima panikonica canzone. Purtroppo le conosco pure tutte. Una voce diversa dalle solite due inizia a cantare accompagnata dal pianoforte “Bè?” domando, “Taci e ascolta!”, mi zittisce lei appoggiandosi alla mia spalla, e si abbandona a questa dolce melodia, chiudendo gli occhi. Giunge la nostra fermata. “Canzone nuova?” domando io un po’ ironico, “Come sei noioso Chris! – Sbuffa – E’ Warum Nicht!!”, mi sorge il dubbio che forse dovrei conoscerla, “Per di più la canta Linke!!” “Aaahh!! Ma dai? Che piacere!!” la prendo in giro; lei mi tira un pugno sulla spalla ridacchiando. Io sollevo gli occhi al cielo e la accompagno davanti alla porta di casa sua. Quando entro in casa mi rendo conto di quanto sia tardi, per cui mi butto sotto la doccia e cerco di lavarmi alla velocità della luce. Mi metto addosso i jeans che avevo anche prima, prendo la prima maglietta e felpa che trovo, freneticamente recupero le chiavi di casa, prendo il basso e mi getto verso la porta; il cellulare vibra: Su Mtv stanno intervistando i Panik!! Cavolo, Linke ha le labbra come le tue!!. “Perché mai Lotte mi deve mandare dei messaggi così stupidi?!”, però me la rido, lei è davvero convinta che sia un segno del destino questo caso di omonimia. Io spero vivamente di no. E poi i miei capelli sono leggermente ricci! Sul rottame che sono solito indicare con bicicletta, tento di farmi strada tra macchine e pedoni, per cercare di non arrivare troppo in ritardo. Zona St. Pauli, gli altri ragazzi del mio gruppo sono già tutti davanti alla sala prove, aspettando le mie chiavi. Noi siamo i.. abbiamo un nome pressoché impronunciabile, meglio lasciar perdere; facciamo progressive metal, ma non rinunciamo a pezzi acustici di ispirazione varia. Lavoriamo insieme da tre anni, nell’ambiente siamo abbastanza conosciuti, abbiamo anche prodotto un album che ha ottenuto un certo successo. Speriamo di poter raggiungere vertici alti con la nostra musica, e per questo spendiamo molto tempo nel curare il suono, i testi.. a volte ci sembra di essere ad un passo dal sogno, altre riportiamo violentemente i piedi a terra; non abbiamo ancora avuto la fortuna dei Panik, e dire che viviamo nella stessa città. Mentre mi perdo in questi pensieri, cercando di sistemare il mio basso, il cellulare vibra nuovamente: Ho visto il tatuaggio che Linke ha sul braccio sinistro! Gurada che è sottile, perché non ti scrivi Jaco Pastorius??, scuoto la testa, “Allora è proprio malata!!”. Iniziano le prove. Ore 22:45, abbiamo suonato abbastanza, in fretta smontiamo tutta l’attrezzatura e usciamo dall’edificio; il cellulare vibra ancora, ma questa volta è una chiamata, Becki. Io e lei sulla fine della nostra storia non abbiamo mai trovato un accordo. Siamo ancora appesi ad un filo, non abbiamo preso una decisione, ci basta poco per tornare l’uno nelle braccia dell’altro. Gli altri del gruppo capiscono e si avviano verso casa, effettivamente ci sono le lezioni universitarie domani mattina. Le parole scorrono dal mio cellulare a quello di Becki, frasi frasi, ma in realtà non ci stiamo dicendo niente; “Bene, allora buona notte!” “Notte Becki!”, e riaggancio la chiamata. Sospiro, mi avvicino alla bici, STUNC!, qualcosa mi ha urtato violentemente. Sarà il solito ubriaco, questa è una zona buia e mal frequentata. “Stai attento per favore!” gli dico, “Sì.. si scusami – un tipo strano tutto tremolante mi risponde velocemente guardandosi freneticamente attorno – scusami, eh!?”. E’ un tizio veramente strano, affaticato dalla corsa che deve aver fatto con il fiatone che ha, e in stato eccitato, forse ha bevuto davvero troppo. In lontananza si sentono delle voci, lui spaventato si va a nascondere dietro un angolo della parete della sala prove. Io lo guardo di traverso, “Tutto ok?” domando, lui sbircia nella mia direzione, un lampione gli illumina gli occhi chiari. “Senti.. senti ancora quelle voci?” “Quali voci? – Mi guardo attorno –Qui non c’è nessuno, tranquillo! Ma ti senti male?”, chissà con mi sto trovando a che fare.
..Oh cavolo, è veramente lunga O.o ben ben..vi aspetto per sapere se continuare (; ceci
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