| Salve a tutto il forum! Visto che "Christian&Linke" e "Fuenf Kapitel" sono stati particolarmente apprezzati, ho deciso di iniziare una fanfiction nuova. (: Sono doverosi alcuni disclaimer: a) è ancora in fase di scrittura b) è veramente, ma veramente lunga (vedi sottotitolo alla discussione) c) il titolo di questa ff viene da una frase di "Poker Face" di Lady Gaga d) sappiatemi dire se vi piace, così continuo a postare e scrivere, non vorrei mai tediarvi con cose non buone .-.
In bocca al lupo!! xDxD
La stanza era completamente al buio, le finestre opportunamente serrate, la porta chiusa e lei ben nascosta dal piumone del suo letto. Cercava in tutti i modi di annullarsi, di dimenticare il vortice di avvenimenti che l’aveva costretta a quella situazione, e sperava di riuscirci, semplicemente chiudendosi in camera senza far alcun tipo di rumore, rimanendo immobile. Sperava che il padre si dimenticasse della sua presenza..forse, meglio dire che sperava si dimenticasse del fatto che lei si trovava lì. Bit bit, “dannata sveglia!” pensò la ragazza sgranando gli occhi, “ma perché ti ho puntato?!” si domandò cercando di allungare il braccio sinistro per fermarla. Il disastro. La sveglia cadde continuando a suonare sempre più ripetutamente e lei aveva cacciato una specie di urlo mugugnato, portandosi le mani davanti alla faccia. “Buongiorno cara! - esordì il padre tutto pimpante - Ma..che succede?”, domandò notando la sveglia a terra e soprattutto la figlia con la testa al pavimento e metà corpo precariamente ancora sul letto. “Mmh … - mormorò lei dopo l’insuccesso del suo piano – Niente papà! Solo un sonno agitato”. Il padre ancora perplesso alzò le sopracciglia, si sistemò gli occhiali e uscì dalla camera. “Rincaserò tardi oggi. Ti ho lasciato la mappa della città vicino alla tua tazza del latte” disse premuroso l’uomo alla figlia, che probabilmente nemmeno lo stava ascoltando; “Ah, Fiamma – disse spuntando dalla porta della camera – ieri sera ti ho preso i biscotti al cioccolato che ti piacciono. Buona giornata!”, le sorrise, ma nelle sue parole c’era un velo di leggera tristezza. Fiamma ancora addormentata e a mezz’asta sul letto si impasticciò con le parole con il risultato di non rispondere all’augurio del padre. Quando sentì la porta di casa chiudersi, un magone le prese lo stomaco, stava quasi per mettersi a piangere e per sfogarsi, prese il suo cuscino e lo lanciò all’entrata della camera. La giornata fuori era bellissima, il sole splendeva su quella città a lei straniera e ostile, la sua camera era molto luminosa. Le scappò un sorriso. Ore 8.30, per Fiamma era ancora presto per uscire, “Meglio così” pensò “Farò con calma e cercherò di orientarmi”; si preparò velocemente, jeans, una maglietta bianca,dalla scollatura a V con maniche a tre quarti e cappuccio e un maglioncino grigio con la stessa scollatura, i capelli ricci e corti stavano come al solito per conto loro, ma a lei piacevano. Una volta in cucina si accorse di non avere molta voglia di fare colazione e sparecchiò la tavola; “Bene, e ora mappa!” si disse. Si sedette al tavolo e aprì l’oggetto per lei preziosissimo, incapace com’era di orientarsi in quella città a suo parere troppo grande e soprattutto straniera. Suo padre la conosceva a menadito, ma per forza, ci era andato per motivi di lavoro e per piacere personale tantissime volte, lui amava la città di Berlino. “Già, lui!!” pensò con il broncio in bocca Fiamma “Perché mi ci ha trascinato?”. Abbandonò la mappa sul tavolo sbuffando e tornò in camera; dalla sua tracolla estrasse un opuscolo, “Vediamo se riesco a capirci qualcosa” si disse molto sfiduciata. Sì, capiva il tedesco per carità, suo padre le parlava in tedesco da quando era nata, l’italiano l’aveva imparato dai nonni! L’aveva studiato anche a scuola ed era ovviamente la più brava, ma un conto era parlarlo con il proprio papà in Italia, alternandolo all’italiano quando non sapeva una parola o un’espressione, un conto era essersi trasferiti di punto in bianco, per motivi non meglio specificati, in Germania. Dove ovviamente si parla tedesco tutti i giorni, a tutte le ore, istante per istante; controllare il dizionario tascabile per viaggiatori ogni volta era scomodo e un poco imbarazzante. Lei non ci voleva venire a Berlino, voleva stare al Politecnico di Milano, tanto più che era già da tre anni maggiorenne. “Non vorrai lasciare tuo padre da solo a Berlino per chissà quanti anni!” le avevano rinfacciato spesso zii e nonni, e alla fine aveva dovuto cedere; addio Milano, addio amici, addio a tutto. “E ora dovrei cercare di capire che stra cazzo questo infame del professore di design vuole da me, leggendo questo compenso in tedesco??! Siamo impazziti??!” urlò furibonda mentre sfogliava il fascicolo. Si mise gli occhiali per mettere a fuoco gli scarabocchi opachi che vedeva, iniziò con molta calma a leggere ad alta voce ciò che c’era scritto, cercando di metabolizzare ogni singola parola, era concentratissima a capire il senso delle frasi che si susseguivano. WUEEE!! SVESH SVESH!! WUAAAAAAAAA!!!! CLAP CLAP CLAP!!! Strani rumori provenivano dalla parete confinante con i vicini. Fiamma già infastidita sollevò il capo dal fascicolo e si girò verso il muro incriminato. I rumori si acquietarono. Riprese con molta calma la sua lettura. BUAHAHAH!!!! JAAAAAA!!!!! AH AH AH AH!!!! CLAP CLAP CLAP!!! Di scatto Fiamma si tolse gli occhiali e si voltò verso la parete confinate. Trasse un profondo respiro, si girò verso la scrivania, si rimise gli occhiali e con molta calma tornò a concentrarsi sullo studio. PATABUUUUUUMM!!! BUUUUUM!!! Fiamma sbatté violentemente le mani sulla scrivania, si tolse gli occhiali, e con decisione si diresse verso la porta. Uscì dal suo appartamento e bussò a quello alla sinistra della sua porta. Nessuno rispose. Un brivido di rabbia le percorse la schiena, “Aaah! Oltre ad essere incivili e casinisti pure codardi sono sti vicini!” pensò tra sé e sé sempre più inviperita la ragazza. “Avranno la guerra!”, pose il dito sul campanello e vi ci si attaccò fino a che non sentì la mandata della serratura far rumore. “Ecco ecco! Non c’è bisogno di fare tutto questo baccano!” rimproverò un ragazzo alto, dalla pelle bianca con gli occhi come il ghiaccio e i capelli corvini. Osservò la ragazza che si trovava di fronte: era di media statura, con un corpo dai bei lineamenti e un cespuglio di capelli castani tutti boccoluti. In ciabatte. Mmpff, il ragazzo trattenne a stento una risatina. Fiamma sgranò gli occhi e lui fece un impercettibile balzo indietro, “Sei un incivile e un selvaggio! Non so cosa tu stia combinando qua dentro ma se non la smetti chiamo la polizia per disturbo della quiete pubblica!!”, disse cercando di restare calma ma con decisione. Il ragazzo le sorrise, “Ma non ti sembra di esagerare? Basta dire di far piano!” rispose con leggerezza. Fiamma esplose, il viso le si arrossò per la rabbia, “La gente qui sta ancora dormendo e io in particolare sto cercando di studiare!! Vuoi abbassare il livello della tua orgia??!”, non era di certo in giornata. Il ragazzo sgranò gli occhi e non riuscì a trattenere le risate, “Ehi Linke! Ma chi è?” domandò qualcuno dall’interno dell’appartamento. “Ah ah! Avete sentito ragazzi? – domandò il non meglio identificato Linke dando le spalle alla ragazza – abbassiamo il volume dell’orgia!! Ah ah ah!!”. Fiamma era lì lì per dargli uno schiaffo. “Cosa stai dicendo Linke? Chi è?” chiese un ragazzo avvicinatosi alla porta; Fiamma lo osservò, era longilineo, ma i jeans e la maglia extra large non rendevano troppa giustizia a quel fisico. I suoi sguardi furono ricambiati, questo secondo interlocutore era allibito dalla presenza della ragazza. “Sentite, entrate!” decretò, chiudendo la porta. Fiamma, senza rendersene conto si trovò all’interno dell’appartamento di due perfetti sconosciuti. “Ehi, ci sono visite!” disse Linke con ancora un po’ di ridarola addosso. “Ma a chi sta parlando??!” si domandò molto preoccupata la ragazza. “E chi ci viene a trovare?” domandò incuriosito un terzo ragazzo alto dai capelli biondi, sbucato da una parte. “Oh mio dio..” mormorò in italiano Fiamma, forse Linke se ne accorse perché la fissò un attimo. Intanto erano comparsi altri due ragazzi che la guardavano incuriositi. Una tizia apparsa dal nulla si trovava nel loro improvvisato soggiorno in ciabatte. Un leggero velo di imbarazzo si dipinse sulle sue guance, “Come faccio a parlare con sta gente?!” si domandò preoccupata. Linke, spingendola leggermente per un fianco la fece avanzare tra i ragazzi, “La ragazza ha una richiesta da farci!”. Fiamma si voltò lentamente verso di lui con gli occhi sbarrati, “Come scusa??!” gli domandò. “Avevi un favore da chiederci no?” ribatté divertito il ragazzo, “Linke.." mormorò il presunto rapper della situazione. La ragazza deglutì pesantemente, cosa poteva dire a quel branco di debosciati casinisti? A chi chiedere aiuto? “Fate un rumore insopportabile e io non riesco a studiare!”, disse tutto d’un fiato, con un coraggio e una sfacciataggine che non sapeva di aver raccolto in così poco tempo. Ci fu un attimo di silenzio, neanche tanto di imbarazzo quanto di gelo profondo. Fiamma notò che i ragazzi si passarono un veloce sguardo tra loro. “Ecco, ora mi violentano, ora mi picchiano!!” pensò iniziando a sudare freddo. “A me avevi parlato di orge!” intervenne Linke. I ragazzi scoppiarono in una gran risata. Fiamma li guardò stupita, “Ridono? Ma allora sono ammattiti proprio!” pensò tra sé. Il ragazzo biondo si asciugò una lacrima con l’indice destro, poi la guardò, “Oddio, scusaci, non volevamo disturbare, avevamo appena ricevuto una bella notizia. Perdonaci!”, gli altri annuirono. “Benissimo, allora io me ne vado” disse Fiamma sbrigativa sperando di potersene andare in fretta. “No aspetta – Linke l’afferrò per un braccio, lei si voltò verso di lui – dobbiamo farci perdonare, non possiamo lasciarti andare con l’idea che i tuoi condomini siano dei lussuriosi depravati!” le spiegò ammiccando.
..bene, mi fermo qui per ora (:
Ceci
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