E chi l'avrebbe mai detto?

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RPBM_Alex
view post Posted on 6/2/2010, 13:17




Spero che vi piaccia -_-

Innanzitutto mi presento: mi chiamo Alessandra, detta comunemente Alex. Adesso vi racconto quello che ho vissuto in quegli anni di scuola superiore di secondo grado. Degli anni pieni di emozioni, sentimenti forti e momenti indimenticabili.
Ricordo bene quel giorno, quel giorno in cui la mia vita cambiò definitivamente.
Era una calda giornata e, purtroppo, il giorno dopo iniziava la scuola. Ero al 3° anno delle scuole superiori. L’unica cosa positiva era quella che avrei rivisto i miei amici: Chiara, Irene, Concetta, con i loro rispettivi fidanzati: Zac, Tom e Taylor. Io, come al solito, ero l’unica a non avere un fidanzato. Mi sentivo esclusa dal gruppo per certi aspetti, però anche essere single ha i suoi vantaggi: sei più libera, puoi frequentare chi vuoi..
Mi chiedo ancora chi abbia detto queste stronz**e.. Se trovo il tizio che ha detto questo, vado lì e lo strozzo. Cosa c’è meglio dell’amore, di una coppia innamorata e felice. Vorrei tanto avere un ragazzo dolce, simpatico, comprensivo, maturo, che mi sappia accettare per ciò che sono.. Ma dove lo trovo, se oggi sono tutti sbagliati? E se fossi io quella sbagliata? Quella che non si vuole bene e che quindi si mette dei paraocchi davanti?
Mi svegliai con questo tormento. Ci mancava solo questo.
Mi alzai dal letto e mi strofinai gli occhi. Guardai fuori dalla finestra e vidi un camion che scaricava tante scatole. “Dei nuovi vicini! Finalmente!” pensai.
Scesi in cucina a prendere una tazza di tè caldo e ritornai nella mia stanza. Dopo un po’, da una station wagon nera, a tratti graffiata, scesero una famiglia. Li osservai attentamente, ma solo per pura curiosità.
Prima di tutti scese un uomo alto, con la barba curata, che aprì la portiera alla sua signora, una donna di classe. Tacco 12, a occhio nudo. Un abito pieno di paillettes d’oro che emanavano una luce intensa e degli occhiali da sole firmati D&G.
Scese dopo anche un bambino, che poteva avere 9 anni, che si mise a correre e a urlare dalla felicità. Anche lui era vestito per benino: con il frac e il farfallino. Oplà, ho fatto rima!
Infine, scese un ragazzo. Indossava dei pantaloni larghi, una maglietta da basket e un cappello dei New York Yankees. Sembrava arrabbiato, anche perché teneva le mani in tasca e lo sguardo a terra. Mi piacque. Era un ribelle, ed io adoravo i ribelli. E chi lo sa, poteva anche essere veramente.. ehm, bono!
Rimasi lì a fissarlo fino a quando non si girò da un’altra parte. Avevo paura che mi avesse visto. Subito dopo entrò mio fratello nella stanza che mi disse:-“Hai saputo che ci sono dei nuovi vicini?”
“Sì certo.” Annuii io. “Scommetto che mamma sta preparando qualcosa da offrirgli, tanto per dargli il benvenuto..”
Mio fratello, Giuseppe, addentò una fetta biscottata e poi chiese:-“Come hai fatto a saperlo? Eri nella stanza!”
“Lo immaginavo.. Ma da dove vengono?”
“Chi?”
“I nuovi vicini!!!” sbuffai io.
“Ah, che io sappia dalla Germania. Però dicono che l’italiano, tutto sommato, lo capiscono..”
“Ah, ok..”
Mi girai di nuovo verso la finestra e Giuseppe mi disse ridendo:-“Scommetto che ti interessava sapere da dove venivano perché c’è un ragazzo che ti piace..”
“Ma smettila!!!” mentii io.
Subito dopo venne nostra madre che ci disse:-“Ragazzi scendete dai. Ho invitato i nuovi vicini a prendere un caffè.”
Scesi, pensando che avrei potuto mettermi almeno dei jeans, poiché ero in camicia da notte. Invece mi ritrovai la nuova famiglia davanti agli occhi e soprattutto quel tipo che avevo adocchiato poco fa. Arrossii talmente tanto che mia madre mi chiese sottovoce:-“Ale, tutto bene? Sei paonazza!”
“Si si. Tutto bene..” risposi io cercando di coprirmi il viso.
Il padre della nuova famiglia mi chiese:-“Tutto bene?” Certo, aveva un accento marcato, però lo parlava bene l’italiano.
“Sì.. Grazie, signor..”
“Sonnenschein.” Rispose lui fiero del suo cognome. Poi indicando ogni membro della famiglia disse:-“Lei è mia moglie Katia,e loro sono i nostri figli: il più piccolo si chiama Ivan mentre il più grande Timo.”
Ivan urlava istericamente qualcosa in tedesco, di cui io non capivo una mazza. Allora la signora Katia ci chiese gentilmente:-“Scusate, ma vuole giocare. E che abbiamo tutto dentro le scatole e non so come fare.”
Io proposi:-“Be’, se vuole posso farlo giocare io. Ho dei vecchi giochi in un baule; penso che gli piaceranno.”
Timo cominciò a fissarmi: cavolo, se prima ero rossa, ora ero peggio della lava.
Sua madre mi rispose felice:-“Davvero mi faresti questo favore? Grazie..”
“Alessandra. Mi chiamo Alessandra. Mia madre si chiama Pinella, mio fratello Giuseppe e mio padre Pippo.” Poi mi rivolsi verso il piccolo:-“Andiamo a giocare?”
Lui mi corse incontro e mi diede la mano. Arrivati nella mia stanza presi delle macchinine e Ivan cominciò a giocare. Entrò in un mondo tutto suo: beato lui che si divertiva con così poco.
Presi un libro d’amore e guardai solo la copertina: raffigurava una coppia che si baciava appassionatamente. Qualche secondo dopo sentii giungere un dolce suono alle mie orecchie:-“Ciao..”
Sobbalzai e vidi di fronte a me il viso di Timo. Arrossii (per l’ennesima volta) e mi sentii veramente una scema. Lui mi chiese ridendo:-“Perché sei rossa? Anche poco fa lo eri.”
Ah, mi aveva anche visto prima fare la figura della cretina? Benissimo!!!
Io balbettai:-“Ehm.. No, nulla. Ecco, è che c’è molto caldo.. Tutto qui..”
“Ah, ok.. Se lo dici tu..” sorrise lui.
Io cercai di cambiare discorso:-“Ehm.. Wow, certo che tuo fratello è davvero fantastico!”
“Perché?” mi chiese Timo.
“Perché riesce a entrare in un mondo tutto suo. Beato lui che si diverte con così poco.” Risposi io cercando di evitare lo sguardo di Timo.
Lui si sedette a terra e rispose:-“Già. Tanto a Ivan non manca la Germania.. Quello si adatta a tutto.”
“E a te?” chiesi io dolcemente.
Lui mi sostenne lo sguardo e dopo qualche sospiro rispose:-“Sì.. Diciamo che mi manca abbastanza. Anche perché lì ho i miei migliori amici.. Spero soltanto di trovarmi bene qui.. E nella nuova scuola in cui dovrò andare..”
“E quale sarebbe?” chiesi io porgendogli la sedia.
“Andrò allo scientifico. Continuo i miei studi lo stesso.. Devo fare il 3° anno.” Rispose lui sedendosi.
Sorridente (e anche con una grande gioia al cuore), gli dissi:-“Be’, vorrà dire che ci incontreremo spesso!”
“Perché?”
“Perché anch’io sono allo scientifico, e proprio domani inizierò il 3° anno. Proprio come te!”
Lui sorrise e poi aggiunse timido:-“Ehm.. Be’, non penso che ci vedremo solo domani e negli altri giorni.. Ma anche oggi..”
“Be’, stiamo parlando!” dissi io confusa.
“Noo, nel senso che.. ecco.. Ma tua madre non te l’ha detto?”
“Cosa?!?” mi allarmai.
“Tua madre ha invitato la mia famiglia a pranzo e a cena. Pensavo che te l’avesse detto.” Disse lui tranquillo.
Io, invece, ero tutt’altro che tranquilla. Mi incominciarono a sudare le mani e divenni paonazza. Poi balbettai:-“No.. Non me l’ha detto.. Però è un gran piacere per noi, naturalmente.”
Lui mi sorrise e sentimmo una voce. Poco dopo mi disse:-“E’ mia madre. Devo andare. Ci vediamo a pranzo, quindi?”
“Ok..” balbettai io.
Lui si alzò, mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò, seguito dal fratellino.
Rimasi di pietra. Era così affascinante, le sue labbra morbide come le nuvole.. Lo conoscevo appena,e me ne ero innamorata perdutamente. Quando lo vedevo provavo delle fortissime farfalle nello stomaco.. Com’è bello l’amore..
Mi alzai, più energica di prima, e presi dei vestiti dall’armadio. Accesi anche il computer, sperando che Concetta fosse connessa su MSN, così poteva darmi dei consigli su come vestirmi. Aspettai e dopo qualche secondo.. “Evvai, si è connessa!!!” pensai felice.
Mi arrivò subito il messaggio:-“Ciao Aleeeeeeeeeeeee!”
Ecco il nostro botta e risposta:
“Ciao!” iniziai io.
“Come stai?”
“Prima dimmi tu come stai. Ho una notizia bomba!”
“Io bene. Ho parlato con il mio amore proprio poco fa. Ma qual è questa notizia??”
“Nel mio quartiere ci sono dei nuovi vicini e sono tedeschi.”
“E quindi? Capiscono almeno l’italiano?”
“Sì, benissimo. Ma non è questo il punto. Allora, ti spiego. Erano in quattro: il padre, la madre, un bambino piccolo e un ragazzo della nostra stessa età. È bellissimo!!!”
“WOW!! E in che scuola andrà??”
“Nella nostra! Anche lui deve fare il 3° anno! Te lo immagini nella nostra stessa classe?!”
“Sì, mi immagino come diventeresti rossa dalla vergogna!”
“Rossa?? Prima mi ha dato anche un bacio sulla guancia!”
:D Hai visto? E quindi domani lo vedrai? Bisogna trovare dei vestiti da lasciarlo senza fiato!”
“Ma mica mi devo mettere minigonne o cose del genere. Lo sai che le odio. Io mi vesto normale, come sempre.”
“Uff, ma come vuoi allora che si accorga di te?”
“Non so. E poi sicuramente sarà un buon amico non di certo un fidanzato.. Non lo avrò mai tanto uno.”
“Ricominciamo.. E quindi com’è andata a finire?”
“Mia madre li ha invitati a pranzo e a cena. Quindi me lo troverò in giro per casa.. E volevo chiederti un consiglio. Posso vero??”
“Ma certo! Dimmi tutto quello che vuoi!”
“Cosa posso mettermi? Lui è un rockettaro.. Ne sono certa!”
“Uhm.. Ti ricordi quei pantaloni strappati che ti aveva regalato uno dei nostri compagni?”
“Quelli che mi ha regalato Gino?”
“Sì, proprio quelli.”
“E quindi?”
“Puoi metterti quelli, casomai attacchi una catenina o cose del genere. E poi come maglietta, quella tua a maniche corte, quella nera con la scritta “skull” d’oro e i teschi piccoli disegnati.”
“Tu dici che così farò colpo?”
“Non penso che ti bacerà subito, anche perché ne perderesti la magia di un momento del genere..”
“Ma ci conosciamo appena! Ma dai!”
“Sì, ma intanto tu ti sei innamorata come se lo conoscessi da chissà quanti anni.”
“E va be’, questo particolare tralasciamolo.. Comunque grazie mille. Ora vado a vestirmi e incrocio le dita che tutto vada bene.”
“Te lo auguro. Ciao tvb!”
“Ciao salutami anche il tuo Taylor ;)
“Ok :) Ciaooooo!”
E così andai a vestirmi proprio come mi aveva consigliato la mia amica. Guardai l’orologio: le 13.30 Sentii aprire la porta d’ingresso e dei “salve” con un accento tedesco molto marcato.
Ero così preoccupata ma anche così felice. Mio fratello mi chiamò dalle scale ed io mi affacciai. Lui scoppiò a ridere ed io gli chiesi sarcastica:-“Si può sapere che hai da ridere?”
“Perché ti sei vestita così?”
“Mi vesto come mi pare e piace. Non me lo devi mica dire tu!”
“Sembri uscita dagli anni 70..” rise ancora più forte lui.
Mia madre ci chiamò dalla cucina:-“Ragazzi, volete scendere?”
Proprio mentre stavo per scendere, mi dimenticai il cellulare in camera, e fui costretta a risalire. Quando scesi, vidi che c’era la famiglia Sonnenschein, ma mancava qualcuno.. Timo!!
Chiesi preoccupata alla signora Katia:-“Ma vostro figlio?”
Il padre, che si chiama George, disse:-“Quello snaturato se ne è andato chissà dove!”
“E’ andato a casa, George.” Rispose la moglie. Poi gli disse sottovoce:-“Ti prego George, non farci fare brutta figura.”
Io chiesi a mia madre:-“Mamma?”
“Sì, dimmi.” Rispose lei.
“Posso andare a cercare Timo?”
“Sì, ma stai attenta. Non voglio che ti succeda qualcosa.” Mi raccomandò mia madre.
Io mi precipitai alla porta senza dire nulla ai Sonnenschein e andai nella loro casa, che aveva il portone aperto, visto che ancora gli operai stavano traslocando.
Salii lentamente le scale e vidi Timo appollaiato su un divano e con il cappello davanti al viso. Mi avvicinai e gli sussurrai all’orecchio:-“Ehi..”
Lui si voltò con gli occhi gonfi e rossi e mi disse:-“Ciao.. Siediti.”
Io mi intenerii a vederlo in quello stato e quindi gli chiesi:-“Che è successo? Ho visto che i tuoi genitori erano in casa mia.. ma tu non c’eri.. Perché te ne sei andato?”
“Scommetto che avranno detto che sono un figlio snaturato.. Non voglio stare con loro. Li odio.. Sono solo dei maniaci compulsivi del denaro..”
Mi strinse a sé ed io mi lasciai andare al suo abbraccio, timido ma sincero.
Ci guardammo intensamente. Ci conoscevamo appena, eppure c’era qualcosa che ci accumunava, una potenza invisibile che ci costringeva a stringerci l’un l’altra, in un solo respiro.
Lui avvicinò le sue labbra alle mie e si tolse il cappello. Gli accarezzai i capelli e mi mancò il respiro: le sue labbra erano a un millimetro dalle mie, l’emozione era a mille ma.. proprio in quell’istante, lui distolse lo sguardo, come se si fosse vergognato.
Io gli chiesi:-“Timo.. cosa succede?”
Lui mi rispose:-“Penso che.. Sia una cosa fantastica, però anche così sbagliata..”
“Perché sbagliata?” dissi io avvicinandomi sempre di più a lui.
Lui mi guardò sospirando:-“Non lo so se è sbagliata è solo che..”
“E’ solo che nulla..” risposi io accarezzandogli i capelli.
Lui prese il mio viso e posò dolcemente le sue labbra sulle mie. Non so quando durò quel bacio, dolce, romantico e mozzafiato, ma restò nel mio cuore.
Continuammo a baciarci per ore fino a quando non sentimmo una voce che urlava. Mia madre!!! Staccai le mie labbra da quelle morbide di Timo e risposi:-“Mamma, arrivo!”
Mi alzai dal divano, ma lui mi tirò un braccio e caddi seduta sulle sue gambe. Continuò a baciarmi come se nulla fosse e io non riuscivo a staccarmi, nonostante mia madre mi continuasse a chiamare. Qualche secondo dopo cercai di dire:-“Timo, devo andare..”
Lui rispose continuandomi a baciare senza tregua:-“Non voglio che tu te ne vada..”
Io distolsi lo sguardo e risposi:-“Ma devo..”
Mi alzai e lui, alzandosi, mi prese le mani e mi chiese:-“Ti prego, dimmi almeno se il tuo sentimento è sincero!”
Io gliele strinsi e dissi seria:-“Mai stata più sincera di adesso.”
Ci scambiammo un ultimo bacio e scappai dalla scala, forse con troppo rimorso di non avere potuto vivere quel momento in modo magico.
Mi misi a correre e quasi non vidi mia madre, tanto ero presa di rabbia.
Nel frattempo scese Timo che disse alla mia mamma:-“Deve scusarmi se non abbiamo potuto iniziare il pranzo.. E che..”
Lei gli ammiccò amichevolmente:-“Tranquillo, Timo. Ho capito che tipi sono i tuoi.. E poi dicono che devono parlarti. Su, va da loro.”
Lui si infilò le mani in tasca e salutando con il capo mia mamma, andò di nuovo verso la nostra casa.
Io nel frattempo, ero in camera mia a piangere, perché ero stata veramente una stupida. Perché ho sempre paura di fare una certa cosa? In fondo se mia madre ci avesse visto? Forse sarei stata nei guai, però potevo dirle che amavo Timo come nessun’altro e che, purtroppo per lei, doveva accettarlo necessariamente.
Nel frattempo sentì un gran tonfo. Mi affacciai dalle scale e vidi Timo con la sua mano in faccia per coprirsela. Aveva ricevuto uno schiaffo!
Stranamente parlarono in italiano: sembrava che dovessi saperlo anch’io.
“Sei un figlio snaturato! Abbiamo insegnato l’educazione a un tizio che non ne vuole sapere di comportarsi bene!!!” iniziò il padre.
“Persino tuo fratello Ivan si comporta meglio!!!” replicò la madre.
“Per non parlare di quando hai sfondato quella porta di vetro e ti sei fatto quelle stupide cicatrici. Sembri uscito da un universo tutto tuo, gran pezzo di maleducato!”
Timo scoppiò:-“Ebbene cosa volete dirmi ancora? Che sono nato per sbaglio?!”
“Hai centrato il motivo!” disse truce il padre, come se fosse soddisfatto della sua risposta.
Timo strinse i pugni e scappò via per le scale e senza vedermi, si rifugiò nella mia stanza. Cominciò a piangere disperato, ferito da quell’affermazione così grave. Io non volevo disturbarlo, ma il mio istinto mi diceva di andarlo a consolare, proprio in quel momento.
Mi avvicinai lentamente e mi sedetti vicino a lui, sussurrandogli dolcemente:-“Perché piangi amore mio?”
Lui mi guardò e mi strinse a sé dicendo:-“Scommetto che hai sentito tutto.”
Io arrossii e poi dissi a malincuore:-“Sì, ma l’ho fatto perché volevo sapere cosa ti era successo.”
Lui cambiò discorso:-“Non ci posso credere.. Sono nato per sbaglio.. Non ci posso credere.”
Io cominciai a baciarlo per calmarlo ma lui non ci riuscì, visto che le lacrime gli impedivano anche di respirare correttamente. Poi, con un tono miserevole, mi chiese:-“Tu mi ami vero?”
Io mi sedetti sulle sue gambe e accarezzandogli la mano gli risposi:-“Ti amo più di ogni altra cosa. Ti amo come un cielo stellato. Come un mare, che ha come sfondo un romantico tramonto. Come una dolce sinfonia che scalda il cuore.. E quella dolce sinfonia sei tu, Timo.”
Lui mi baciò dolcemente, quasi fosse spaventato da quelle frasi. Ma cosa potevo farci? In quel momento era il mio cuore che parlava, non potevo fare nient’altro.
Dopo ci guardammo, immersi nella più completa beatitudine, felici di esserci conosciuti, come il destino aveva scritto nei nostri cuori, timidi ma innamorati.
Restammo tutto il pomeriggio a coccolarci e incuranti della tensione della sua famiglia, che non voleva più vedere il figlio maggiore.
Il giorno dopo, iniziò la scuola. Verso le 7.45, io e Timo eravamo già lì. Durante la strada mi aveva stretto a sé, senza nessuna vergogna ed io? Be’, non me lo facevo ripetere due volte quando mi baciava in quel modo così.. così.. oh, cavolo, perché è così difficile tramutare il mio sentimento in parole? Forse perché non esistono vocaboli adatti a descrivere tutto quello che stavo vivendo, con un ragazzo fantastico. Avevo letto la sua mente tramite i suoi dolci occhi scuri, che mi avevano fulminato fin dal primo istante.
Appena arrivammo, abbracciati come due orsetti in cerca d’amore, mi si avvicinò Concetta sbalordita, che chiese a Timo:-“Scusa, posso rubartela un momento?”
Lui rispose ridendo:-“Ok, ma riportamela.”
Gli diedi un bacio e Concetta mi tirò dal braccio. Io le chiesi confusa:-“Che c’è?”
Lei, con un sorriso a 32 denti, mi chiese:-“Non ci posso credere, quello è il tizio che ti piace?”
“Rettifica: che amo.” Risposi io arrossendo.
Lei mi diede una pacca sulla spalla e disse:-“Visto? Te l’avevamo detto che l’amore per te sarebbe arrivato lo stesso. Se non oggi, domani. Te lo diceva sempre Chiara.”
“Lo so.” Annuii io.
Mi si avvicinarono correndo Irene e Chiara che mi chiesero in coro:-“Hai visto che hai trovato l’amore?!”
“E voi come lo sapete?” chiesi io, convinta che non avessero ancora conosciuto Timo.
Chiara rispose:-“Guarda che lo abbiamo conosciuto a Timo. Sta parlando con i ragazzi. A prima vista sembra timido, ma è veramente loquace.”
“E anche un po’ egocentrico.” Aggiunse Irene.
Io risi:-“Senti chi parla, la ragazza del ragazzo più vanitoso dell’intero mondo.”
“E comunque, cambiando argomento, come si chiama?” chiese Concetta, assetata di novità.
“Timo, Timo Sonnenschein.”
“Anche lui tedesco? Sei una copiona!” rise Irene, visto che Tom era pure alemanno.
Suonò la campanella e Timo corse verso di me, come se non mi vedesse da un secolo, chiedendomi:-“Ma ora in che classe sarò?”
“Non lo so.. Dovresti chiedere al preside.” Risposi io.
Timo scosse le spalle dicendo:-“Be’, ok..”
Intanto ci eravamo accorti che nessuno era entrato. Allora io, Timo e gli altri entrammo e vedemmo un grande striscione colorato, che recava la scritta “Wilkommen Timo!”. Timo sorrise, forse perché non si aspettava un’ accoglienza del genere. Gli venne incontro il nostro preside, Roberto Lo Presti, un uomo magro e giovane, che aveva una buona dose di charme. Non a caso, le prof stravedevano per lui. Il preside gli porse la mano dicendogli:-“A quanto pare sei tu Timo, Timo Sonnenschein.”
“Già.” Rispose lui tenendo le mani in tasca e osservando la scuola.
Io gli diedi una gomitata e gli dissi sottovoce:-“Timo, tendigli la mano.”
Lui dopo qualche secondo fece così, con uno sguardo distaccato e per nulla interessato.
Oh cavolo, mi stavo innamorando sempre di più.
Il preside, imbarazzato da quella situazione, disse:-“Be’, sarai nella 3°F.. Be’, puoi andare.”
Quando il preside se ne andò, io abbracciai Timo baciandolo.
Lui, un po’ ambiguo, mi chiese:-“Come mai tanto entusiasmo?”
“Perché?” risposi io con un sorriso che mi andava da un orecchio all’altro “Perché siamo nella stessa classe!”
Lui mi prese in braccio baciandomi e sussurrandomi:-“Be’, dai, in fondo ce lo aspettavamo no?”
“Già.” Risposi io lasciandomi cullare dalla sua dolce voce.
In classe, come ogni anno, io e il mio gruppo ci posizionammo agli ultimi banchi, per parlare “indisturbati.”
Quando mi sedetti nel banco, vicino a me si mise Timo che però stava osservando la classe. Intanto, dal secondo banco, mi guardava Max, un tipo che mi faceva la corte dall’anno scorso. Era così appiccicoso e si sentiva chissà chi.. Uff, non so se ce l’avrei fatta a sopportarlo per un altro anno.
Cinque minuti dopo entrò la prof Grasso, la nostra insegnante di italiano. Fece l’appello e quando lesse il nome di Timo, disse:-“Tomi.. Ehm scusate, Timo Socchencein.”
Tutta la classe cominciò a ridere e Timo disse ad alta voce:-“Sonnenschein.”
Era rimasto calmo nonostante tutti risero per la figuraccia della prof. Be’, meglio, no?
La Grasso alzò lo sguardo e appena vide Timo con il cappello lo rimproverò:-“Signorino, non so se dalle tue parti era possibile mettere il cappello in classe, ma qui è severamente vietato.”
“E chi è che lo ha detto?”
“Te lo dico io, che sono una tua professoressa.”
“Ma mica lei è un ministro..” rise lui “Se faceva una legge allora me lo tolgo.”
Tutti cominciarono a sghignazzare, ma io, mooooolto imbarazzata, sussurrai a Timo:-“Amore, non peggiorare la situazione. Togliti quel cavolo di cappello.”
“Ma perché?” mi ribatté lui.
“Timo!!” insistei io.
Alla fine se lo tolse, in fondo lo preferivo senza cappello.
Durante la lezione notai una cosa che mi diede molto fastidio. Tutte le ragazze osservavano Timo con degli sguardi provocatori e ammaliatori. “Uffa, spero che Timo non sia uno di quei tipi.” Pensai.
Ma lui fece finta di nulla, e se proprio guardava una ragazza, guardava me.
Quando ci fu la ricreazione, tutte si diressero da lui a fargli mille domande e lui alla fine rispose stringendomi a sé:-“Ehi, io già una ragazza ce l’ho. Quindi vedete di andarvene a fanc..”
Io gli tappai la bocca, imbarazzandomi per lui.
Tutte si girarono, schifate. Ma vidi qualcuna che diceva all’altra:-“Mi piacciono le missioni impossibili. Ce la farò a conquistarlo.”
Nel frattempo, Taylor e Concetta stavano discutendo. Ecco la loro discussione:
“Ma perché ce l’hai con me?” iniziò lui.
“Perché.. Perché mi hanno detto che durante le vacanze hai flirtato un po’ troppo!”
“Cosa?! Ma non è assolutamente vero!”
“Pensi che non sappia che fai gola a tutte le ragazze?”
“Conci, tu mi sa che pensi troppo. Senti, se avrei voluto lasciarti, l’avrei fatto da un pezzo. Invece è da ben 3 anni che stiamo insieme!”
“Può essere.. Ma intanto tutti dicono la stessa cosa..”
“Tu di chi ti fidi?”
“Di nessuno. Né di te, in questo momento, né degli altri. Sai, questa discussione avremmo dovuta farla tanto tempo fa. Ho sofferto un po’ troppo per te!!!”
“Cosa? Hai sofferto per me? Cosa intendi?”
“Che tra noi due è finita, Taylor.”
“Cosa?!” poi scoppiò a ridere “Si certo, ti prego. Dimmi se ci sono delle telecamere così possiamo ridere ancora di più!”
“Non sto scherzando!” e detto questo se ne andò via. In parte soddisfatta ma per la gran parte incredula di quello che aveva fatto.
Le altre due coppie, mentre, erano sempre più unite. Non c’era litigio che poteva farle litigare.
Be’, meglio per loro.
Passarono 4 mesi, e io e Timo eravamo, oltre che fidanzati, uniti più che mai.
Un giorno dopo la scuola, tornai a casa con Timo. Mentre eravamo vicini casa, lui vide un foglio attaccato al suo portone. C’era scritto:-“Se sei nostro figlio Timo, ti preghiamo di non suonare. Visto che preferisci stare con gli Anicito, ti preghiamo di non provare nemmeno a entrare. Ah, abbiamo cambiato la serratura.” Ah certamente, tutto questo era scritto in tedesco.
Lui mi guardò incredulo sospirando:-“Che gran bastardi.”
Io mi attaccai al sul braccio e gli chiesi:-“Se vuoi puoi stare a casa mia..”
“Non ti do alcun fastidio?”
“Perché dovresti? E poi oggi sono sola a casa.” Sospirai io provocante.
Lui mi diede la mano ed entrammo a casa mia. Andammo nella mia stanza a vedere un film. Un film così romantico, da far piangere persino il più insensibile degli uomini. (Un esempio? Tom, il ragazzo di Irene.)
Dopo che il film finì, Timo cominciò a baciarmi con la lingua in un modo veramente sexy ed eccitante. Mi spinse lentamente sul letto e si mise sopra di me. Mi lasciai andare a quel suo bacio così provocatorio e alle sue carezze sensuali, che andavano in ogni parte del corpo.
Mi mancò il respiro. I nostri corpi erano così vicini e accaldati, come se ci fosse stata una vampata di calore estiva (eravamo a dicembre). Sospirai. Lui se ne accorse e guardandomi in quel modo sexy e affascinante, mi tolse il maglione lilla che indossavo quel giorno. Avevo solo una camicia nera attillata, che.. mostrava tutte le forme del mio corpo.
Me la sbottonò lentamente mentre ci baciavamo, incuranti del mondo e dei suoi problemi. Io gli tolsi la sua maglietta e rimase a petto nudo. Poi mi misi sopra di lui, ma tra un sospiro dolce (dolce? Eccitante, vorrei dire!), quando avvicinò la mano ai miei jeans per sbottonarmeli, io mi sedetti sul letto.
Lui mi chiese:-“Alex, che succede?”
Io risposi:-“Ecco, il fatto è che.. Non lo so, mi sembra troppo presto..”
“Di fare l’amore?”
“Be’, sì..”
“Ma mica dobbiamo farlo oggi. E per forza. Si era creata l’atmosfera, per questo ti ho tolto il maglione e cose varie. Ma se non possiamo farlo mica per me è un peso. Anzi. Più lo aspetti, più ti ecciti.”
“Già..” sorrisi io.
Poi guardai le sue cicatrici e dissi:-“Le famose cicatrici di cui parlavano i tuoi..”
Lui si osservò il braccio destro e poi sospirò:-“Eh.. Sì.. Le mie care cicatrici..”
“Ma come te le sei fatte..?” chiesi io accarezzandogli il braccio.
“Una sera, quando ero ancora in Germania, sono andato da un mio amico e abbiamo fatto una sfida. Stupida, ma pur sempre una sfida.”
“Che tipo di sfida?”
“A chi beveva di più.” Sospirò il mio adorato Timo. “Ero completamente ubriaco. Ho perso l’equilibrio e sono passato attraverso una porta di vetro.”
“Oh cavolo.” Dissi io triste.
Lui si rimise la maglietta dicendo:-“Già.. Ma non importa.” Poi disse ridendo “Penso che le cicatrici siamo molto virili.”
Risi anch’io, dicendo:-“Sì, certo.”
Lui si alzò e dandomi un bacio mi disse:-“Vado a fare una passeggiata. Ci sentiamo ok?”
“Sì, ciao.” Ricambiai io.
Lui se ne andò, lasciando me sopra il letto a pensare. Avevo fatto la cosa giusta? In fondo, se proprio voglio essere sincera, io avrei voluto tanto farlo, ma penso che quattro mesi siano troppo pochi. Boh, sceglierà il mio cuore quando sarà il momento di unirmi in un solo respiro a Timo. Cioè, di fare l’amore.
Mi vestii e andai a trovare Concetta, visto che era l’unica a non avere impegni, al contrario di Irene e Chiara. La trovai nella sua stanza, con in mano un album di foto.
Bussai sulla cornice della porta chiedendo:-“Posso?”
Lei alzò lo sguardo e rispose:-“Sì, certo. Vieni.”
Mi sedetti vicino a lei e guardai le foto. Raffiguravano lei e Taylor mentre si baciavano o durante le feste o anche durante i loro appuntamenti. Io le chiesi, con molto tatto:-“Te ne sei pentita?”
Lei sospirò:-“Già.. Però forse è la cosa migliore. Almeno soffro di meno..”
“A dire il vero stai soffrendo di più.. Devi tornare con lui.”
“Non lo so.” Rispose lei con le mani tra i capelli. “Devo pensarci..Anche se sono passati 4 mesi e Taylor non mi parla nemmeno..”
“Non vedo quindi perché non dovresti tornare con lui. State soffrendo, siete fatti l’uno per l’altro. Siete una sola cosa.”
Concetta chiuse l’album di foto e girandosi verso di me disse:-“Già.. Ma cambiamo discorso. Come va con Timo?”
Io sorrisi:-“Bene.. Grazie per avermelo chiesto.. Però.. “
“Però?” fece eco Concetta.
“Continua a pensare su quello che ti ho detto. Be’, ora vado. Non voglio disturbarti.” Risposi io.
Ci salutammo e me ne tornai a casa a studiare.
Verso le 17.46, mi arrivò un messaggio sul cellulare da parte del mio adorato Timo:-“Ciao. Stasera hai impegni?”
“No, perché?” risposi io.
“Be’, meglio così. :) Passo a prenderti alle 18.45. Ah, vestiti pesante. Magari un maglione e non c’è bisogno di abiti lunghi. Ti amo. Timo”
Io sorrisi. Chissà quale era la meta del nostro appuntamento.
Mi preparai. Mi vestii con una maglietta nera a maniche lunghe, di sopra un maglione bianco, i pantaloni neri e le converse bianche.
Erano le 18.45 in punto, e proprio come mi aveva promesso, era già sotto casa. Scesi all’istante e salii sul suo motorino. Gli chiesi:-“Dove andiamo?”
“In un posto che ti piacerà molto.” Mi sussurrò lui.
Mi strinsi a lui per non cadere. Era così piacevole quel vento che mi accarezzava i capelli e il suo odore, così dolce e così rassicurante.
Un quarto d’ora dopo, eravamo arrivati a destinazione: l’Etna.
“Come mai ha scelto la montagna?” chiesi io meravigliata per la scelta di Timo.
“Perché trovo che sia un posto molto romantico e silenzioso.” Rispose lui baciandomi.
Ci sedemmo sulla neve a guardare le stelle luminose, uniti in un dolcissimo abbraccio.
Dopo un po’, Timo mi disse:-“Ti piace questo posto?”
“Sì, certo che mi piace. Anzi, lo adoro. C’è un silenzio che mi fa pensare..”
“A cosa?”
“A come sarebbe bello stare per sempre insieme. Ma ancora siamo troppo giovani..”
“In verità, dopo due anni, è legale.”
Io sorrisi. Aveva centrato in pieno quello che volevo dire, cioè quello che sarebbe stato fantastico sposarmi con lui. Però, a 16 anni si è ancora piccoli per certe cose.
Ad un tratto, Timo mi disse:-“Chiudi gli occhi.”
“Perché?” chiesi io, incuriosita.
“Chiudi gli occhi.” Ripeté lui.
Io li chiusi e quando li riaprii mi trovai al collo una collana con un ciondolo argentato a forma di cuore. Era stato inciso “T+A” e di dietro “Ich Liebe Dich”. Non credevo ai miei occhi, ero sconvolta.
Lui, con quei suoi occhioni scuri, mi chiese accarezzandomi:-“Ti piace?”
“Se mi piace?! La adoro!!!” risposi io gettandomi al suo collo.
Ci guardammo. I nostri visi erano illuminati dallo splendore della luna piena che c’era quella notte. Le stelle sembravano osservarci, osservavano ogni minimo movimento, ogni respiro che usciva dalla nostra bocca. Ci sentivamo sotto l’occhio di qualcuno, ma non c’era motivo di vergognarsene. Non avevamo paura di mostrare al mondo intero che eravamo innamorati.
Restammo lì, stesi sulla neve con il fiato sospeso ad osservarci e ad accarezzarci. Sembrava che non avessimo nemmeno la forza di baciarci. Però poi, fu lui a baciarmi. Non riuscivo nemmeno a respirare. Era tanto forte l’emozione che mi aveva travolto.
Poi prese la chitarra e cominciò a cantarmi delle canzoni d’amore. Le sue dita scorrevano agili sulle corde e la sua voce era il suono che echeggiava dolcemente in quel luogo.
Non volevo essere in nessun’altro posto, se non qui con lui. Stare qui seduti sulla neve a cantarci e confessarci ogni sintomo di amore che provavamo per ognuno. Quelle famose farfalle nello stomaco, che mi erano venute la prima volta che i nostri sguardi si erano incrociati, si ripresentarono più forti che mai.
Poi però, un guastafeste, il mio cellulare, ruppe quell’armonia che si era creata in quell’appuntamento. Risposi:-“Pronto?”
“Dove sei?? Sono le 23.45!!” tuonò dall’altro capo del filo mio padre.
Io risposi:-“Stiamo arrivando!!!”
Poi chiusi la telefonata e Timo mi fissò con un punto interrogativo in testa. Io gli dissi:-“Sono le 23.45.. Dobbiamo andare.” E detto questo mi alzai.
Lui, facendo la stessa cosa, mi chiese:-“Di già? Avrei voluto stare ancora con te.”
“Anch’io amore mio.” Risposi io prendendogli la mano.
Così mi riaccompagnò a casa. Era stata una serata fantastica. Entrata nella mia stanza, misi nel portagioie la collana che mi aveva regalato Timo. La strinsi nella mia mano, come se fosse un reperto storico, dal valore monetario immenso. In verità, quel regalo per me aveva un valore affettivo molto forte, altro che soldi. In quel momento erano l’ultima cosa a cui pensavo.
Mi misi a letto, cercando di prendere sonno.
Durante la notte Timo fu svegliato dallo squillo del telefonino. “Pronto?” rispose ancora insonnolito.
“Timo.. Vedo che hai risposto subito.” Rispose la voce dall’altro capo del telefono.
“Chi sei??” si spaventò Timo.
“Oh.. Adesso non importa chi sono io.” Rispose la voce truce “Sappi solo che in questa settimana ti accadrà qualcosa.. E non sarà per niente piacevole!!!”
“Sarà il contrario..!” rispose sarcastico lui.
“Vedremo..” e detto questo riattaccò.
Il giorno dopo, andai a scuola senza il mio adorato Timo, visto che aveva deciso di rimanere a casa. Non si sentiva per nulla bene.
Durante la strada mi vidi correre incontro la mia migliore amica Chiara.
“Ehi Ale!!!” mi salutò lei energicamente.
“Ciao.. Tutto bene?”
“Diciamo di sì. Anzi, sto benissimo da quando Zac mi ha chiesto una pausa.”
“E sei felice??”
“Sì, forse mi sento un po’ più libera.. E a te?”
“Bene..”
“Come mai oggi non sei insieme a Timo?”
“Stava male.. Ha preferito stare a casa..”
“Be’, allora ti consiglio di fare attenzione a Max.”
“UFFA! Me ne sto sbattendo altamente di quel tipo. È odioso!”
“Intanto l’anno prima che conoscessi Timo, ti lusingava l’idea che fossi corteggiata..” ridacchiò Chiara.
“Il passato è passato.. Non devo rievocare degli stupidi fatti del passato.”
“Ti auguro che il passato non sia motivo di tradimenti..!!!”
“Non tradirei mai Timo!!!”
“Mai dire mai! Anch’io ho tradito Zac.. per amore, però.”
“E’ per questo che ti ha chiesto una pausa?”
“Sì.. Ma io voglio lasciarlo. Non mi va di stare con un ragazzo se non lo amo più.. Mi sentirei una bugiarda contro me stessa e contro di lui!”
Nel frattempo avevamo varcato la soglia della scuola. Sul gradino era seduta Concetta con le mani fra i capelli e Giulia Ciantia che la stava consolando.
“Cos’è successo?” chiesi io preoccupata.
“Al solito.. Taylor sa essere veramente uno stronzo.” Rispose Giulia.
Concetta disse con le lacrime agli occhi:-“Giulia, ti prego. Mi dà fastidio quando dici così!”
“Non ha tutti i torti.” Disse Chiara girando gli occhi.
Io dissi:-“Dai Co.. Non conviene piangere sul latte versato. Ti aiuterò io.”
“Prima qualcuno dovrebbe aiutare te.” Urlò Max da lontano.
Mi girai, cercando di trattenere una smorfia sarcastica:-“E perché, vediamo?”
“Perché..” rise lui accarezzandosi la testa rasata alla militare “Perché sappi che il tuo ragazzo ti lascerà prima di quanto tu ti possa immaginare.. E noi..”disse così prendendomi le mani “Potremmo diventare qualcosa di più che dei semplici amici.”
Io gli storsi le mani e risi:-“Uno: Timo non mi lascerà mai. Due: Tra noi non ci sarà mai niente. Tre: Mettiti in testa che noi non siamo amici!!!”
Lui mi sussurrò all’orecchio in modo provocante e allusivo:-“Mai dire mai, dolcezza.”
Poi se ne andò lanciandomi un bacio da lontano. Mi venne da vomitare, soprattutto quando Chiara esclamò un’affermazione stranissima.
“Be’, Max è un antipatico di prima categoria però diciamo che ha molto fascino.”
“What?” esclamò da lontano Giulia Ciccia. “You are crazy?”
“E perché ora stai parlando inglese??? Siamo in Italia!” risposi io sarcastica.
Lei si avvicinò e mi disse:-“Uffa.. Lasciami stare. Non mi va di litigare..”
Lasciai perdere. In fondo ero preoccupata. Quelle parole di Max mi risuonavano in testa come delle bombe. Perché Timo avrebbe dovuto tradirmi??
Dopo le lezioni, prima di andare a casa, stesi un po’ fuori nel cortile. Volevo sapere cosa volesse dirmi Max. Dopo un po’ lo vidi arrivare. Lo guardai attentamente. I suoi pantaloni verde militare splendevano ai raggi del sole, la sua maglietta nera sembrava contrastare il verde delle scarpe e dei pantaloni. Il suo sguardo era attento, deciso. I suoi occhi erano velati da un sottile ma fascinoso mistero. Le sue mani si rifugiavano nelle tasche dei jeans lentamente, senza fretta, cercando quasi di rendere completo lo scenario di una bellezza straordinaria. Abbassai lo sguardo, quasi mi fossi vergognata di quei pensieri sbagliati. Io amavo Timo, no di certo quell’antipatico. Però..
“Vedo che mi hai aspettato..” disse lui sedendosi vicino a me.
“Già.. Ma non voglio sentire le solite sciocchezze..” risposi io seria.
“No.. Non voglio parlare di sciocchezze. Anzi.. di cose molto importanti..” sospirò lui dolcemente cercando il contatto con le mie mani.
Lo fissai, cercando di eliminarlo dalla mente. Ma più volevo dimenticarlo, più avevo la voglia di guardare i suoi occhi scuri. Non volevo innamorarmi di nuovo di lui.
Mi ammutolii. Il respiro era diventato affannoso e il battito cardiaco alle stelle.
Le sue labbra si avvicinarono lentamente alle mie. Mi vergognai di me stessa e di tutta risposta me ne scappai senza indugio..
Corsi a casa con rimorso per aver tradito il mio ragazzo. Non sapevo se confessarlo a Timo.. e se l’avrebbe presa male? Come avrei potuto curare una ferita del genere??
Sprofondai sul letto tentando di ricacciare le lacrime dentro. Certo era difficile, ma comunque ci riuscii.
Proprio in quel momento bussò Timo alla porta con in mano una tazza piena di tiramisù. Me la porse sorridendo:-“Ti ho visto arrivare a casa di tutta fretta. Pensavo che fosse successo qualcosa.. E quindi ti ho portato uno dei pochi dolci che so fare..”
Io ricambiai a malapena il sorriso e sospirai:-“A te come va?”
“Molto meglio.” Rispose lui. “Domani tornerò a scuola. E tu che mi racconti?”
“Nulla di che.. Però, Timo devo dirti una cosa..” E proprio mentre stavo per confessargli tutto, Taylor bussò sulla cornice della porta.
“Ciao. Vi disturbo?” disse malinconico.
“No.. Cos’è successo?” chiese Timo incuriosito.
“Volevo parlare con te. Solo un minuto.” Rispose lui.
“Anche due!” sorrise Timo.
Si allontanarono e cominciarono a parlare tra loro.
“Ho bisogno di un consiglio e penso che tu sia la persona più adatta.” Disse Taylor.
“Davvero? Vuoi riconquistare Concetta?”
“Come fai a saperlo??”
“Intuito.. Dai, Taylor! Ti si legge negli occhi che sei cotto di lei..”
“Si nota abbastanza?”
“Da un miglio.. Comunque ho il consiglio che fa per te.”
E proprio quella sera, Taylor fece quello che Timo gli aveva detto. Si recò sotto il balcone di Concetta e cominciò a chiamarla.
Lei si affacciò urlando:-“Taylor, sei impazzito?? Che ci fai qui??”
Lui prese una scala e si arrampicò fino al balcone porgendole delle rose.
“Ma co-co-cosa..”
“Questi sono per te.. Senti Concetta.. So di aver sbagliato e.. Non me lo perdonerò mai.. Anche se torneremo ad essere sempre quelli di prima..”
Lei sorrise:-“Non c’è bisogno.. Voglio che incominciamo in un modo diverso.”
“Cioè?”
Lo aiutò ad entrare in casa e appena furono nella sua stanza gli prese le mani dicendogli:-“La nostra storia è partita con il piede sbagliato. Voglio ricominciare ma in un modo speciale. Dobbiamo fidarci di entrambi.. Altrimenti non saremo mai una vera coppia.”
Lui le sorrise in un modo speciale, magnetico e meraviglioso. I due si guardarono intensamente.. Non c’era nulla che potesse separare le loro anime, che erano state incatenate in uno strano gioco del destino. Un gioco folle ma passionale.
Lui la spinse delicatamente sul letto baciandola.. e lascio a voi il finale.
Il giorno dopo io ero a casa a meditare. Tra qualche giorno sarebbe stato Capodanno e quest’anno la festa di sarebbe svolta a casa mia e dovevo invitare tutti.. proprio tutti. Anche Max.. Mi sentivo una scema. Perché continuavo a pensarlo come un sogno proibito? Un anima folle e sexy che non aspettava altro che baciarmi e magari (o almeno lo diceva lui).. far di una notte una notte speciale e sensuale. E poi, ammettiamolo.. era un bel ragazzo, con un fisico scolpito e uno sguardo misterioso e dannatamente eccitante.
E se non mi bastassero già i problemi, arrivò lui nella mia stanza. Io chiesi arrabbiata:-“Chi ti ha fatto entrare??”
“Calmati, amore mio. Mi ha fatto entrare tua madre. Mi conosce, no?”
“Non come ti conosco io. E non mi chiamare amore mio!!!”
Lui si sedette sul mio letto accarezzandomi con lo sguardo. “Perché sei qui?” chiesi io, cercando di evitare il suo sguardo.
“Perché avevamo una cosa in sospeso.”
“Cioè?” non ebbi neanche il tempo di dire così, che già mi ero trovata le sue labbra muoversi freneticamente sulle mie. E neanche se lo volevo, le mie labbra cominciarono a baciare Max, come se il cervello fosse entrato in estasi.. Un’estasi mozzafiato ed elettrizzante.
Le sue mani si rifugiavano da ogni parte del mio corpo: dai capelli alle gambe. Non riuscivo a farlo smettere. Era uno stupido ma sexy ammaliatore con una gran tecnica.
Finalmente mi diede un attimo di tregua. “Max devi andartene!” sospirai io ancora stordita da quel bacio.
Lui non mi rispose e mi ricominciò a baciare in quel suo modo.. muy caliente!
Poi reagii. Lo spinsi e lui cadde dal letto. “Sei pazza??” mi urlò.
“No, sono solo innamorata di Timo!!!” non riuscii a trattenere un sorriso di soddisfazione.
Avevo combattuto quella maledetta tentazione.
Si alzò di scatto imprecando e urlandomi che ero fuori di testa.
Poco dopo entrò Timo che si girò più volte a guardare Max. Mi chiese:-“Che ci faceva qui quel tizio?”
Io gli tirai il braccio e lo feci sedere sul letto. “Niente..” dissi tutto d’un fiato. Poi cominciai a baciarlo. Ero pronta. Me lo sentivo.
Lui se ne accorse e con un sospiro lento e rovente cominciò ad accarezzarmi dappertutto. Poi mi spinse sopra il letto dolcemente. Io gli tolsi il cappello e avvicinai il suo viso al mio. Ebbe un attimo di esitazione e poi mi chiese avvicinando le mie gambe alle sue:-“Siamo soli vero? Te la senti, piccola?”
Io mi alzai per chiudere la porta e poi mi rimisi sopra di lui baciandolo:-“Se non fossi pronta non ti sarei saltata addosso come un animale in calore.” E detto questo gli sbottonai i pantaloni. Lui sospirò un attimo di passione e mettendosi violentemente sopra di me e togliendomi la maglietta mi disse:-“E’ proprio questo che mi piace del sesso. Il piacere che è capace di creare. Anche se ancora non l’ho mai fatto.”
“Sei vergine come me, allora.” Risposi io lasciandomi guidare dai suoi gesti.
“Allora sono felice di essere il primo a farti vivere una cosa del genere!”
“Già..” sospirai io accaldata da quella situazione. “E spero anche l’ultimo.”
Poi però non ci fu più tempo per le parole: i gesti e i movimenti comandavano quella situazione così eccitante e dolce.
Timo mi prese e mi tolse lentamente i pantaloni, e viceversa. Eravamo rimasti solo in mutande, tranne io che avevo anche il reggiseno. Dopo esserceli tolti scivolammo sotto le lenzuola stringendoci l’un l’altro. Lui mi strinse al suo corpo nudo e non riuscii a capire più niente.
I nostri corpi erano infiammati dal piacere fisico e mentale e i sospiri che ci scambiavamo a vicenda erano una cosa pazzesca. Il pomeriggio era passato velocemente in quelle dolci ore di passione calda e pura. Per fortuna i miei erano a una cena e mio fratello era a dormire dai suoi amici.
Mi svegliai con i capelli che erano stati scompigliati da Timo e il suo viso vicinissimo al mio. Aprii lentamente gli occhi, quasi fossi disturbata dalla luce. Poco dopo sentii delle labbra muoversi lentamente sulle mie. “Buongiorno.” Mi sussurrò Timo.
Io ricambiai con un bacio e lo accarezzai.
Lui si mise un braccio dietro la nuca e mi disse:-“E’ stato fantastico, vero amore?”
“Già..” Dissi io.
“Senti, tra un po’ è il nuovo anno e volevo chiederti se ti va di passarlo con me.”
Io sorrisi e risi:-“E me lo chiedi pure?? È normale che lo voglio passare con te!”
“Ok. Allora domani, visto che è il 31 ti vengo a prendere alle 18.00.” disse lui prendendosi i suoi vestiti.
Appena lui finì di vestirsi mi diede un bacio e se ne andò. Io ricacciai la testa tra le lenzuola e il cuscino, che erano ancora impregnati del suo dolce profumo.
Dopo andai a farmi una doccia.
Il giorno dopo, di mattina, verso le 12.30 mi collegai su msn per vedere se qualcuno era disponibile a chattare. Era disponibile solo Clara.
“Ciao!!” iniziai io.
“Ciao Ale! Come va?”
“Dire benissimo è poco. E tu?”
“Bene. Lo sai che mi sono fidanzata con Robert, vero?”
“No, non me l’ha detto nessuno! Comunque complimenti. Sono felice per te.”
“Grazie. A te come va con Timo?”
“Benissimo è successa una cosa meravigliosa però non mi va di parlarne tramite pc.”
“Poi me lo racconti alla festa vero?”
“Mia madre mi ha detto che non se ne fa nulla!!! UFFA!”
“E perché??”
“Perché c’è stato un imprevisto e non vuole che io resti a casa da sola.”
“Cavolo.. A volte i genitori sono proprio dei guastafeste.”
“Eh già.. comunque, parlami un po’ di Robert.”
“È dolce, simpatico, BELLISSIMO e fantastico!”
“xD Sapevo che avresti risposto così!”
“Eh già.. Devo andare, mia madre comincia a rompere xD Ciaoo”
“Ciaooo.”
Spensi il computer e appena mi alzai mi trovai di fronte al viso un bellissimo mazzo di fiori e con sfondo il sorriso dolcissimo di Timo.
Io li presi e dopo averli posati sul letto mi gettai al collo di Timo con una tale forza che scivolammo sopra il tappeto della mia stanza. Io dissi imbarazzata aiutandolo ad alzarsi:-“Oh scusa amore mio, mi sono fatta prendere dall’emozione e..”
Lui mi tappò la bocca con un bacio con la lingua. “Ti scusi perché ti sono piaciuti i fiori? Dai, smettila.”
La sua lingua si muoveva nella mia bocca leccando tutto. Dopo un po’ dissi scherzando:-“Grazie. Non c’era bisogno però di lavarmi i denti.”
“Allora sarò il tuo dentista.” Disse lui prendendomi in braccio come una sposa.
“Come mai qui? Non sono le 18.00”
“Ma tua madre non ti dice mai niente?!” rise lui.
“Perché??”
Lui mi posò sopra il letto e mi sorrise:-“Siamo a pranzo da te..”
“Ah ok..” sbuffai io.
“Che c’è?” mi chiese lui sedendosi sul mio sgabello girevole.
Io presi una maglietta e dei pantaloni dall’armadio e cominciai a vestirmi. Poi dissi:-“Lo sai perché.. Non sopporto tua madre..”
Lui mi cinse i fianchi di dietro baciandomi il collo:-“Non sei la sola.. Però tranquilla.. Non può dirci niente.. O almeno spero che stia zitta.”
“Gli hai detto che abbiamo fatto sesso??”
“Che centra! E che quella capisce tutto.”
“Già.. Forse ti avrà visto con i pantaloni un po’ troppo sporgenti. Penso che tu prenda troppo pillole blu.” Risi io.
Timo mi baciò lentamente dicendomi:-“Non ne ho bisogno.. Tu sei il mio viagra..”
Io sorrisi sbaciucchiandolo ma mio fratello ci chiamò affacciandosi dalla porta:-“Invece di parlare di viagra, perché non venite a mangiare?”
Io arrossii e quasi mi venne voglia di dare uno schiaffo a Timo. Quando mio fratello se ne andò glielo diedi.
“Ahia! E perché?”
“Perché devi smetterla di nominare il viagra.”
“Io?? Hai iniziato tu!” si difese lui.
Io gli sorrisi e lo tirai dal braccio per metterlo sul mio fianco:-“Dai amore, sto scherzando.. però evitiamo questo argomento.”
Lui ricambiò quel sorriso.
Scendemmo e con la mia e la sua famiglia, pranzammo. Durante il pranzo la madre di Timo, la signora Katia, disse:-“Sa, signora Anicito, ieri ho sentito degli schiamazzi. Sicuramente qualche vicino stava guardando uno di quegli schifosi film per adulti.”
Io divenni rossa e Timo cercò la mia mano per stringerla.
“Sicuramente.” Rispose mia madre mentre le versava la minestra. “Oggi ci sono solo schifezze in giro.”
“Ma io le ho sentite verso la sua zona.”
Timo si soffocò con la minestra e suo padre gli chiese:-“Timo, tutto bene?”
“Sì sì.. Papà.. E’ normale che sto bene!” mentì lui prendendo un bicchiere d’acqua.
Io mi misi una mano di fronte al viso per coprirlo. Sicuramente ero più rossa della lava. Proprio ora bisognava parlare di queste cose.
Poi il padre aggiunse:-“Già, amore. Anch’io ho sentito questi schiamazzi. Provenire proprio da questa casa.”
Mio fratello mi diede un calcio sotto il tavolo e borbottò:-“Non dirmi che centri tu con questa storia!”
“Io?? Ma smettila. Chissà che avranno sentito questi due!”
Mio padre e mia madre dissero che era impossibile, e Timo cercava nervosamente il contatto con la mia mano. Per tutto il pranzo io e il mio ragazzo stemmo zitti, per non creare ulteriori disagio. Ma, naturalmente, un guaio ci deve essere.
Scappai in bagno a vomitare, subito seguita da Timo.
Mia mamma mi venne a controllare ma io la tranquillizzai, dicendole che era stato il cibo e che già mi faceva male lo stomaco. Ma io ero preoccupatissima.
Ai genitori di Timo non gliene fregava un bel niente di quello che era successo. Quando mia madre tornò in cucina tirai dal colletto Timo verso di me e gli chiesi terrorizzata:-“Dimmi che abbiamo usato il preservativo!!!”
Lui sembrò per un attimo titubante:-“Non prendevi la pillola?!”
“COSA?!?” soffocai un grido. “Non te l’ho mai detto. Ti ho detto che l’avrei presa quando avremmo fatto l’amore tante volte!”
Lui cadde a terra con le mani fra i capelli bestemmiando in tedesco.
Caddi tra le sue braccia. Ecco come rovinare l’anno nuovo.
Quella sera non uscii e per fortuna Timo riuscì a trovare una farmacia aperta. Io mi trovavo in camera mia piangendo. Quella sera mio fratello avrebbe avuto una festa e i miei genitori erano stati invitati ad una cena. Mi dissero un sacco di volte di venire con loro, ma io non me la sentivo di brindare l’anno nuovo. Non con quello che stava succedendo.
Proprio mentre i miei stavano uscendo lui entrò in casa, nascondendo la busta della farmacia Fresta.
Appena lo vidi mi buttai tra le sue braccia singhiozzando. Lui mi strinse a sé e ci dirigemmo in cucina. Andai in bagno e lui aspettò impaziente.
Dopo qualche minuto tornai in cucina con la scatola del test stretta tra le mani. Caddi come un corpo privo di vita sopra il divano. Lui mi si avvicinò stringendomi a sé.
“Allora?” mi chiese lui dolcemente.
Io lo guardai negli occhi e le lacrime cominciarono a rigare i miei occhi:-“Come farò a dirlo ai miei??”
Lui mi rispose cercando di calmarmi:-“Lo sai che ti sarò sempre accanto.. Affronteremo il problema insieme..”
Io lo abbracciai emozionata:-“Quindi riconoscerai il figlio?”
“Certo! Senza neanche pensarci due volte.” Mi rassicurò lui. “Tu cosa vuoi fare?”
“Non ho intenzione di abortire Timo.. Sarebbe più forte di me..”
“Ok.. Infondo neanche io ti avrei consigliato una cosa del genere.”
Sfiorai lentamente le sue labbra. Era così perfetto e andavamo sempre d’accordo. Mi sedetti sopra le sue gambe e lui spense la luce. Cominciammo a baciarci. Le nostre labbra erano inumidite dalle lacrime amare ma allo stesso tempo felici. Purtroppo dovevo dirlo ai miei, che sicuramente l’avrebbero presa male.
Quella sera ci addormentammo sul divano e poi quando mia madre tornò tardi ci mise una coperta sopra per non farci prendere freddo.
La mattina ci svegliammo sempre sopra quel divano e con la cucina impregnata dell’odore della colazione.
“Buongiorno ragazzi.” Disse mia madre.
“Ciao mamma.” Risposi io ancora assonnata.
Timo aprì gli occhi e vide sulla sedia la busta della farmacia. Si alzò e la prese ma vide che c’erano solo farmaci normali. Mia madre gli disse senza girarsi:-“Timo, so cosa stai cercando..”
“Cosa sta cercando, mamma?” chiesi io ancora assonnata.
“Il tuo test di gravidanza.”
Io caddi dal divano e dissi terrorizzata:-“S-s-a-a-i del test?”
“Certo. Ho visto anche che è positivo.”
“E ci odierà per questo?” azzardò Timo.
“Non so se vi odierò.. So solo che ci sono rimasta male.. Cosa hai intenzione di fare adesso?”
“Non abortirò!” dissi seria.
Vidi Timo sorridermi. Mia madre spense il fornello dove aveva preparato il the per Timo. Glielo porse e poi mi disse lentamente, quasi le mancassero le parole:-“Alessandra.. io.. sono veramente preoccupata per questa situazione perché.. siete ancora troppo piccoli.. e..”
“Mamma, so quello che devo fare. Timo mi starà sempre accanto e cureremo il bambino.”
“Ma io penso che questa esperienza ecco.. sia un po’ troppo.. inadatta alla vostra età. Però mi fido di voi.” La vidi sorridere sinceramente. “So che siete ragazzi maturi e responsabili e ricordate che se avrete bisogno io ci sarò sempre. Però.. ti proibisco di uscire, tranne per andare a scuola e per andare nei negozi con Timo per comprare l’occorrente per il futuro nascituro.”
“Ok. Non mi mancheranno le feste o cose varie. Voglio solo pensare al bambino e basta.”
Andai ad abbracciarla e le sussurrai in un orecchio:-“E con papà e i professori che facciamo?”
“Glielo dirò io, tranquilla. Tu devi solo stare attenta.” Detto questo mi accarezzò la pancia in segno di affetto e salutò Timo con un bacio sulla fronte. Gli disse gloriosa:-“Benvenuto in famiglia.” Poi se ne andò e Timo mi corse incontro per baciarmi.
Mi sussurrò felice:-“Almeno i tuoi sono comprensivi..”
“Lo dirai ai tuoi, vero?”
“Certo..” mi rispose lambendomi le labbra “Me ne occuperò io sta tranquilla.”
E così passarono i giorni,le settimane, i mesi. Tutti erano un po’ impauriti e anche schifati, soprattutto la prof Grasso che non mi cercava più per farle dei lavori al computer. E Max mi aveva lasciato, finalmente, perdere!!! Però avevo la mia famiglia, Timo e i miei amici.
Erano già passati 3 mesi e mi ero ritrovata con un pancino un po’ sporgente.
Quando Timo mi faceva compagnia stava sempre ad accarezzarmi e a sentire il bambino muoversi nella pancia. Era così tenero. Mi stava sempre accanto ad incoraggiarmi e a promettermi che non mi avrebbe mai lasciato, nemmeno se il sole ci fosse caduto sulle teste.
Un giorno mi disse:-“Amore, ho saputo che Concetta sta malissimo e quindi penso che sia una cosa carina organizzare un’uscita, così si sentirà meno sola.”
“Ma io non posso uscire.” Mi imbronciai.
“Ma andremo in discoteca, visto che è il posto preferito di Concetta. Non penso che tua madre non ce lo permetterà. E poi ci sarò io con te, quindi qual è il problema?” mi disse lui facendo gli occhioni dolci.
Mi guardai la mia pancia e ci misi sopra la mano per sentire il bimbo. Poi risposi sospirando:-“Non penso che mia madre mi dirà sì.”
“La convinceremo entrambi..”
“Veditela con la tua futura suocera, allora. Io non voglio saperne nulla se vi mettete a urlare.” Risi.
Lui rise pure:-“Suocera? Certo che lo sarà. Però adesso..”
Lo interruppi estasiata:-“Vuol dire che.. vorresti sposarmi?”
“Certo.” Mi sorrise lui. “Te l’avevo detto quando siamo stati sull’Etna, te lo ricordi no?”
Io annuii tenendo tra le mani la catenina che mi aveva regalato in quell’appuntamento.
“Ok..”
Lui si osservò le mani e poi mi chiese:-“Ok cosa?”
“Convinceremo mia madre.” Risposi io.
Mi guardò con un sorriso stampato sulle labbra e senza dire nemmeno una sillaba avvicinò le sue labbra alle mie, stavolta solo per sfiorarle.
Così andammo in cucina dove si trovava mia madre. “Ciao ragazzi.” Ci accolse con un caloroso abbraccio. Le voglio troppo bene.
“Sedetemi e ditemi tutto.”
“Ehm..” ero veramente imbarazzata “Mamma volevo chiederti una cosa e anche Timo.. Cioè, te la dobbiamo chiedere.”
Lei annuì e Timo disse:-“Ecco, c’è una nostra amica, Concetta, che sta veramente male e avevamo pensato di organizzarle un’ uscita insieme agli amici più stretti così per farla svagare..”
“Dipende dove..” rispose mia madre modesta.
“Ehm.. In discoteca.”
“COSA?? Siete impazziti! Non se ne parla!!!”
“Mamma, ti prego!” dissi io. “Concetta sta molto male, ti prego. Poi non sarò mica sola! C’è Timo insieme a me.”
Lei si alzò per lavarsi le mani e nel frattempo rispose:-“Ragazzi, io mi fido di voi. Ho paura della folla in delirio per quelle stupide canzoni.”
“Staremo seduti. Tanto anche noi odiamo quella musica.” Aggiunse Timo.
Durò un quarto d’ora questo battibecco e alla fina l’avemmo vinta. Sapevamo di stare attenti.
Una settimana passò in fretta e finalmente arrivò il giorno dell’uscita. Per non fare sentire sola a Concetta, tutti noi avevamo deciso di invitare anche Paride che aveva accettato energicamente. Chissà cosa nascondeva..
Quella sera, verso le 18.15 mi preparai. Nella mia stanza c’era Timo che stava usando il computer.
“Che stai facendo?” gli chiesi io incuriosita.
“Sto chattando con i ragazzi.. E controllò un sito dove vendono di tutto e di più..”
“E-bay?”
“Sì, proprio quello. Solo che sto guardando la versione tedesca.”
Sorrisi. Gli mancava molto la sua terra.
Mi vestii con una semplice maglietta a maniche lunghe nera e dei jeans. Abbracciai Timo da dietro baciandogli il collo. Lui mi sorrise e ricambiò il bacio sulle labbra. Erano così morbide e delicate. Sembrava di immergersi in una nuvola soffice e tenera.
Guardai l’orologio: le 18.45. Dovevamo essere lì alle 19.00.
Fummo accompagnati da mio padre, visto che nessuno dei due aveva ancora la patente.
In discoteca c’erano già Irene con Tom e Clara e Robert, visto che Chiara non poteva nemmeno venire. Però, come una brava amica, aveva già consolato Concetta.
Appena scendemmo dall’auto e salutai mio padre, Timo mi mise il braccio sopra la spalla sorridendo. Caspita, quanto lo amavo!!!
Appena ci avvicinammo al gruppo Irene mi corse incontro sorridendo:-“Allora, siete venuti!”
“Certo.” Sorrise Timo alzando la visiera del cappello. “Non saremmo mancati per nulla al mondo.”
“E tu Ale? Come va con il bambino?” mi chiese lei.
“Tutto bene. Speriamo solo che non si agiti per quella musica.” Risposi io poggiando la testa sulla spalla di Timo.
“Tranquilla amore. Non succederà nulla. Ti starò sempre accanto.” Mi consolò Timo dolcemente.
Gli sorrisi e poi Irene aggiunse:-“Siete proprio dolcissimi insieme.”
Io le sorrisi per ringraziarla e da lontano stava arrivando qualcuno. “Ehilà!!! Conci!! Siamo qui!!!” urlò Clara, mentre teneva la mano intrecciata a quella di Robert.
“Ciao ragazzi.” Ci salutò lei. “Non so come saldare il debito con voi.”
Timo le disse:-“Nessun debito.”
“Ma chi ha organizzato questa uscita?”
“Io. Ho chiamato tutti e ci siamo messi d’accordo.” Sorrise lui.
“Bene, allora andiamo a ballare!!!” lei lanciò un urlo di divertimento. Ma poi, vedendoci stare fermi e seri, ci chiese intimorita:-“Ragazzi? Perché non entriamo?”
Robert si avvicinò e disse, con quel accento americano che risuonava nelle orecchie di chi lo ascoltava:-“Perché ancora non siamo tutti.”
“Ora sì, Robert.” Risi io.
Si avvicinò Paride correndo. “Scusate il ritardo! Andiamo a ballare??”
Tutti lo inseguirono ridendo e scherzando. Concetta, visibilmente infuriata, sussurrò a Timo:-“Questa me la paghi!”
Lui, di tutta risposta, sogghignò divertito dalla situazione. Quando lei entrò dicendoci di venire, Timo mi chiese:-“Te la senti di entrare?”
Io ero un po’ barcollante, al massimo mi reggevano le gambe, però, pur di far sorridere una mia amica infelice, dissi:-“Sì, amore. Andiamo..”
“Non mi sembri tanto sicura.”
“Tranquillo.” Lo rilassai con un bacio sulla punta del naso. “Andiamo..”
Ci dirigemmo verso l’entrata. Appena entrati, fui accecata da quelle luci così forti e colorate. Vedevo ragazzi scatenarsi al ritmo di quella orrida musica e alcuni che sorseggiavano ridendo degli alcolici molto forti. Odiavo la discoteca. I suoi rumori e le sue luci sfavillanti. E soprattutto la gente che sembrava essere in trance.
Ci sedemmo in una parte dell’edificio un po’ appartata. Mi strinsi forte a Timo, come se non volessi mollare la presa. Lui mi sussurrò:-“Non capisco cosa abbia questa musica di così divertente..”
“Chi li capisce questi.. La vera musica è il rock.” Risposi io ridacchiando.
Timo mi osservò felice. Eravamo veramente fatto l’uno per l’altra. Cominciò a baciarmi, lentamente. Proprio come il nostro primo bacio. Alla mente mi venne quel momento così dolce. Lui era lì, seduto su quel divano, con gli occhi gonfi, provocati da quelle stupide lacrime così difficili da vincere. E le labbra.. quasi spaventate da quel momento. I respiri, caldi e affannosi. Sembrava che ci conoscevamo già, forse in un’altra vita. Le nostre mani che si intrecciavano e accarezzavano delicatamente i capelli e il viso.
Poi tornai alla realtà. Ero ancora incollata alle soffici e gradevoli labbra di Timo, che mi baciavano con una certa passione, forse con un pizzico di rabbia. Quasi volesse possedermi per un attimo, non di più.
Ripresi a respirare dopo che le nostre labbra si allontanarono, anche se con qualche difficoltà. Lo guardai intensamente e i nostri guardi rimasero incrociati per parecchio tempo. Il cuore mi batteva forte, come la prima volta che l’avevo visto. Quel giorno in cui scappò di nuovo dentro casa. Quel giorno in cui ci baciammo e ci chiamammo per la prima volta “amore mio”.
Poggiai la testa sulla sua spalla, apatica nei confronti del mondo reale. Mi sembrava di vivere in un film, una favola da cui non volevo conoscere il finale.
Guardai la pista da ballo. I miei amici si stavano divertendo da matti. Vidi anche Paride ballare con Concetta. Chissà cosa sarebbe successo se Taylor fosse stato lì. Non osavo immaginarlo.
Diedi un colpetto sulla spalla di Timo.
“Dimmi.” Disse lui.
“Amore, tu sei geloso di me?” risposi io, forse un po’ impaurita dalla sua reazione.
“Certo che lo sono.” Sorrise. “Perché una domanda del genere? Temevi il contrario?”
“Beh.. No.. Volevo solo chiederti..”
“Non ci credo.. C’è sotto qualcosa..”
“Te lo giuro, Timo! Non insistere!”
“Alex, ti conosco troppo bene.. A cosa stavi pensando?”
“Be’, ho visto Paride ballare con Concetta e ho pensato che Taylor sarebbe diventato una belva se li avrebbe visti.”
“Pensi che io non possa diventare una fiera?”
“Be’..”
“Niente be’.. Per te morirei. Non l’hai ancora capito?”
Gli sorrisi sinceramente. Lo amavo più della mia stessa vita. Anch’io avrei rischiato per lui.
Ci scambiammo degli sguardi ma ad un tratto..
“Timo.. Non mi sento bene..” dissi io tenendo la pancia con una mano.
“Che succede??” lui balzò dalla sedia tenendomi le mani.
“Penso che il bambino.. Sia un po’ troppo agitato.”
Mi prese in braccio e andammo fuori, naturalmente dopo aver fatto un cenno ai ragazzi.
Appena usciti, Timo mi fece sedere in una panchina, per farmi riprendere.
“Stai bene, piccola?” mi chiese lui con un espressione spaventata ben visibile.
“Sì.” Risposi io accarezzandogli i capelli. “Penso che quella musica l’abbia turbato.”
“Andiamo a casa?” mi chiese lui accarezzandomi il grembo.
“Ok.. Ma dillo ai ragazzi.”
Si alzò per rientrare ma.. I miei occhi furono letteralmente attraversati da una scena terribile.
Si sentì uno sparo e vidi Timo cadere a terra, mentre cercava di tenersi la spalla.
Gli corsi incontro urlando aiuto. I ragazzi furono i primi a uscire e Paride chiamò subito il 118.
Mi chinai a terra e, tra le lacrime e le parole, dissi:-“Timo, ti prego. Ce la farai.. Tranquillo amore mio, ora verranno ad aiutarti.”
Lui con le sue ultime forze mi strinse la mano e sospirò:-“Il.. il..”
“Il cosa?” urlai io abbattuta.
“Il bambino.. Ic..c..h Li..li..e..e..e..be di..di..di..ch..” disse con il suo accento tedesco.
Poi svenne.
Finalmente arrivò l’ambulanza che lo soccorse velocemente. Pregai il personale di farmi stare con lui.. Ma non se ne parlava.. “Bastardi.. Bastardi!” pensai tra me e me mentre le lacrime mi impedivano anche di respirare. Intanto l'ambulanza partì a sirene spietate e io ero ancora lì. I telefoni non avevano campo: non potevo nemmeno chiamare i miei.
"Non ce ne bisogno." mi disse Tom.
"Perché?" risposi io ancora abbattuta per quella scena.
"Ricordi che io sono maggiorenne? Ho la macchina. Vieni, io e Irene ti portiamo al pronto soccorso."
Accettai. Avevo degli amici veramente premurosi.
Salimmo in macchina e Tom premeva nervosamente sull'acceleratore. Arrivati al Pronto Soccorso, scesi immediatamente.
"Dov'è Timo Sonnenschein??" chiesi ad un infermiera, ancora ansimante per la corsa.
Lei mi guardò di sbieco e con voce crudele e divertita rispose:-"In sala operatoria. Aspettate qua fuori."
La vidi ridere quando se ne andò. Irene disse schifata:-"Io l'avrei presa a pugni!"
Mi sedetti e cercando di ricacciare le lacrime dentro le risposi:-"Anch'io, ma adesso non mi importa.. Voglio solo vedere Timo."
Lei mi abbracciò per consolarmi e per quasi un'ora, fummo fuori ad aspettare.
Arrivò il chirurgo, una donna bassa e un po’ grassa con un sorriso splendente, che ci disse:-"Siete voi quelli che hanno chiesto del 16enne Timo Sonnenschein?"
Io annuii alzandomi di scatto:-"Sì, dov'è??"
"Nella stanza in fondo al corridoio. Ha chiesto tutto il tempo di una certa Alessandra."
Arrossii. "Sono io." risposi con una certa dose di orgoglio.
Lei mi sorrise e mi accompagnò fino alla stanza in cui si trovava il mio cucciolo. Era sdraiato nel letto con una grossa fasciatura alla spalla e sembrava privo di sensi. Mi sedetti sulla sedia che si trovava vicino al letto e lo accarezzai. Presi la sua mano e la misi sopra la mia pancia, così, per tranquillizzare il bimbo. Suo padre stava bene, era solo un po' scosso ma era Timo, il Timo ribelle che avevo conosciuto fin dal primo attimo che i nostri sguardi si erano incrociati in un secondo.
E come faceva lui ogni volta quando ero triste, avvicinai le mie labbra alle sue lambendole un po'. Aprì gli occhi e il suo viso si trasformò in un'espressione di completa beatitudine. Mi sembrava di vivere un deja-vu. "Ciao.." lo salutai io sorridendo.
"Ciao, amore mio." ansimò lui cercando la mia mano.
Gliela porsi e invece di stringerla, la baciò e si lasciò accarezzare il viso. Sembrava un cucciolo indifeso. Era dolcissimo.
“Come stai?” chiesi io con un’ombra di malinconia.
“Che ci faccio qui? Perché sono in questo letto?? Perché ho la spalla fasciata???” urlò lui preoccupato.
“Ehi, sta tranquillo!!” risposi io.
“Ma cosa mi è successo?? Mi ricordo solo di essere caduto a terra e di averti detto ti amo.. E poi?”
“Ti hanno sparato ad una spalla..” sospirai io.
“Cosa??” gridò lui ancora più forte.
Io gli tappai la bocca e dissi ridendo:-“Sta’ zitto, altrimenti ci denunciano per il rumore che stai facendo!!!”
“Ok.” Rispose lui, ricambiando il sorriso.
Si sedette meglio sopra il letto e si guardò la spalla sinistra. “Mi hanno operato?”
“Così dicono..”
“E il bimbo? Come va?”
“E’ stato agitato quanto la madre..”
Timo mi accarezzò la pancia in segno d’amore e mi accarezzò i capelli. Io avvicinai il mio viso al suo e cominciò a baciarmi e in mezzo ai respiri affannosi mi disse:-“Come farei senza di te?”
“Non so.. So solo che senza di te morirei.” Risposi io ancora più eccitata.
Dopo un po’ bussarono. Era Tom.
“Hallo, Timo. Wie geht es Ihnen?” disse lui porgendomi il computer portatile.
“Geldstrafe, danke. Auch wenn ich Schmerzen überall habe.” Rispose Timo sorridendo.
Io sbuffai mettendo il pc sotto carica:-“Potreste parlare italiano? Grazie..”
“Siamo tedeschi e parliamo tedesco.” Mi rispose Tom.
Eh va be’, dovevo accettarlo. Poco dopo chiesi a Tom:-“Come mai hai portato il pc?”
“Non me l’avevi detto tu??”
“Ah vero! Che sbadata!”
“Perché?” chiese Timo.
“Mi è arrivato un messaggio in chat dai tuoi amici.. quelli della band. E dicono che volevano parlarti tramite webcam.”
A quel punto gli porsi il pc e lui lo accese. Appena si connesse si aprì una pagina di msn, che squillava come un telefono. Premette il tasto e si videro i loro amici dalla webcam.
"Ciao!" disse uno di loro cercando di parlare italiano.
"Jan! Hallo!!!" rise Timo. "Vuoi imparare l'italiano??"
"Voglio provarci." rise Jan.
"Ma non siete tutti. Dove sono Franky e David?"
"Si vergognavano."
"E di cosa??"
"Di non saper parlare italiano.. Bah, chi li capisce." sogghignò Jan.
"E allora? Non impareranno mai così!"
"Boh.. Fatti loro. Ehi, chi è quel bel pezzo di ragazza al tuo fianco??"
"LA MIA RAGAZZA!" rispose Timo fiero stringendomi a sé.
"Siamo felici per te." sorrise un tizio con i capelli lunghi e biondi.
"Danke, Juri."
Jan aggiunse:-"Ehi, parliamo italiano! Comunque, abbiamo una bella notizia."
"Cioè?" mi azzardai a rispondere io.
Timo mi sorrise e Jan disse:-"Veniamo in Italia. Per qualche settimana, non so. Tanto per fare compagnia a te e alla tua ragazza che è incinta. Vi auguriamo sempre e solo il meglio."
"Grazie. Ora devo andare. Ci sentiamo tra qualche giorno." li salutò Timo.
Loro, che erano Jan, Juri e Linke, ci salutarono sorridendo.
Io spensi il computer e lo misi dentro la sua valigetta.
"Vieni?" mi chiese Timo.
"Sono già qui." risposi io sedendomi.
Lui mi prese la mano e disse:-"Sai, stavo pensando alla cosa dei ragazzi.."
"E quindi?"
"E quindi.. Dove andranno?"
"Be', li possiamo ospitare da te.. Infondo i tuoi già li conoscono.. Non penso si faranno problemi."
"Quelli non mi possono vedere e tu pensi che accetteranno una cosa del genere? Ne dubito.."
"Cosa ti costa provare?" chiesi io accarezzandogli la spalla ferita.
"I miei sono testardi, duri come il cemento armato.."
"Be', da qualcuno dovevi pur prendere." risi io.
Lui mi sorrise e sedendosi sul letto, avvicinò le mie labbra alle sue.
Timo rimase al pronto soccorso per qualche giorno e dopo potemmo tornare a casa.
Un giorno, mentre facevo una passeggiata insieme a Concetta e a Chiara, incontrai Max.
"Ciao." mi disse lui mogio.
"Ciao."
"Possiamo parlare?" mi chiese lui prendendomi il braccio.
"Ok.."
Ci allontanammo dalle mie amiche e sedendoci su una panchina mi disse nervoso, con le mani che gli tremavano. Non l'avevo mai visto così. "Mi dispiace.. Mi dispiace di averti trattato così male da quando ci siamo lasciati."
Eh già, io e Max eravamo stati insieme, anche se non ci eravamo mai baciati.
"Fa niente.. Ormai il passato è passato.."
"Già. Ma non posso perdonarmi una cosa del genere. Sono stato un vero stronzo!" rispose lui evitando il mio sguardo.
"L'importante è che tu abbia capito il male che mi hai fatto."
"Però non sembravi dispiaciuta da quel bacio."
"Era solo un momento di debolezza.." risposi io mentre mi sistemavo i capelli con le mani.
"Già.. Un momento che però non riuscirò mai a scordare." disse lui con gli occhi al cielo.
Non riuscii a rispondere. Come poteva essere così innamorato di me? Pensavo che era solo una stupida infatuazione!!!
Mi prese la mano e me la mise sopra la pancia e sorridendo mi disse:-"Voglio solo che tu stia bene con Timo e che possiate stare bene con voi stessi. E mi raccomando con il bambino."
Sorrisi. Era cambiato totalmente. Era diventato un altra persona.. Lo abbracciai e gli sussurrai in un orecchio:-"Questo è il Max che ho conosciuto tempo fa."
Mi alzai e ritornai dalle mie amiche: era ora dell'interrogatorio!
"Che ti ha detto?" mi chiese Chiara.
"Niente. Che era dispiaciuto di quello che ha fatto."
"E ti sembra poco?? E' tanto che già ti abbia chiesto scusa! Dovrebbe fare ancora di più!" disse Concetta.
"Be', l'importante è che si sia scusato.." risposi io.
"Sarà.." risposero loro in coro.
Dopo, verso le 18.00, tornai a casa. Vidi di fronte alla casa di Timo dei ragazzi con le valigie e Katia che li salutava con una stretta di mano.
Mi avvicinai e Timo mi salutò baciandomi.
"Ciao amore mio."
"Ciao.. Ma questi sono.."
"Franky,David, Juri, Linke e Jan." rispose lui indicandoli uno ad uno.
Jan si girò e il suo sguardò sembrò perdersi nel vuoto. Arrossì così tanto che sembrava che si fosse bruciato la faccia.
"Qualche problema?" chiese Timo.
"No." rispose scuotendo la testa, come se volesse eliminare qualcosa dalla mente.
Entrammo nella casa e Timo indicava tutte le stanze, tra una parola e una risata. Io ero salita pure per fargli compagnia e ad un tratto Jan mi disse:-"Tu sei Alessandra, detta Alex.. Vero?"
"Sì.. Sono io.. E tu sei.." risposi io stupita dalla sua bravura nell'italiano.
"Jan. Quello che ha parlato con la webcam. Cioè no che ho parlato con l'apparecchio ma.."
"Ho capito." Tagliai corto io.
"Ah ok.. Be'.." rispose lui con le mani fra i capelli.
"Ehi Jan! Vieni qui, cretino!" urlò Linke ridendo.
Lui si girò e poi mi disse:-"Ci rivedremo?"
"Non so.. ora vai. Ti stanno chiamando." risposi io, un po' seccata.
Se ne andò e poco dopo Timo mi si avvicinò e mi diede un bacio sul collo:-"Come ti sembrano?"
"Chi?"
"I ragazzi.."
"Apposto.."
Lui mi abbracciò e mi sussurrò:-"Come mai di così poche parole? Non ti avevo mai vista così."
E che dovevo rispondergli? Che Jan mi faceva la corte? Meglio stare zitta.
"Nulla.. Sono un po' stanca.." mentii.
Lui mi diede un ultimo bacio e mi rispose accarezzandomi:-"Vai a letto. Ci vediamo domani mattina? Per stasera sto con i ragazzi."
Io annuii e mi incamminai verso la porta. Non lanciai un bacio a Timo, come ero solita fare. Ero davvero confusa.
Ero anche arrabbiata. Come si permetteva Jan? Lo sapeva benissimo che ero fidanzata, oltretutto con il suo migliore amico! Ma non volevo dirlo a Timo. Avrei fatto finire una grande storia d’amicizia.
Tornata a casa andai nella mia stanza. Poco dopo, visto che erano le 20.45 mia madre venne nella mia stanza. "Vieni a mangiare? Ho preparato i bocconcini di pollo."
Io non risposi e mia madre si sedette sopra il letto chiedendomi:-"Ale? Ma che hai? Mi sembri così triste.."
"Sono triste.." risposi io.
"E perché?"
"Perché? Perché c'è un amico di Timo che mi fa la corte ed oltretutto è il suo migliore amico!"
"Wow.." disse confusa mia madre. "Non riesco più a capire i ragazzi di oggi.. Ma lo sa che siete fidanzati, no?"
"Certo che lo sa.. Forse meglio di tutti.."
Mia mamma mi sistemò la ciocca di capelli e mi disse:-"Ora vieni a mangiare. Domani sarà un nuovo giorno."
"Spero che la notte mi porti consiglio." risposi sarcastica.
Dopo mangiato mi misi subito a letto. Non mi misi nemmeno a leggere o ad ascoltare musica punk. Ero preoccupata.. E se Jan avesse continuato? E se Timo se ne fosse accorto??
I pensieri mi abbassarono le palpebre stanche e scivolai nel mondo dei sogni.
Ero seduta in un ospedale. Sentivo come delle bombe dei suoni meccanici. E.. non ero più incinta. Mi guardavo incontro. Ma non c'era nessun bimbo o bimba. Mi avviai correndo verso una stanza. Spalancata la porta vidi Timo legato a dei fili e dei rumori strani rimbombavano nella stanza. La linea del cuore si fermò, diventò retta.
Cominciai a piangere.. ma non lacrime normali. Dai miei occhi cominciò a uscire sangue, troppo sangue. Poi una mano, possente e agile, mi strozzò.
Mi svegliai scombussolata verso le 07.00 e vidi che Timo era vicino a me che stava leggendo un fumetto.
"Ehi? Che succede?" disse lui togliendosi gli occhiali.
Mi gettai al suo collo, con le lacrime agli occhi baciandolo, gli dissi:-"Amore mio, ho avuto un incubo spaventoso!"
"Tranquilla è tutto passato.."
Mi strinse a sé e io mi lasciai cullare dalla sua voce dolce e dal suo profumo favoloso.
Dopo un po' mi chiese:-"E quindi?"
"Quindi cosa?"
"Cosa hai sognato?"
"Non so se dirtelo.. Ecco.."
"Dai, Alex! Io ti dico sempre quello che sogno!"
"L'unico sogno che tu mi abbia mai raccontato è stato quello che ti stavi fumando 3 chili di marijuana!!!"
"In realtà erano 5." rispose lui arrossendo. "Comunque..?"
Tirai un sospiro profondo e gli raccontai tutto d'un fiato il mio spaventoso sogno, anzi incubo.
Vidi comparire nella sua faccia un'espressione spaventata ma che riuscì comunque a calmarmi. "Sta tranquilla." Mi sussurrò abbracciandomi.
"E se fosse il segno di qualcosa? Non sono una tipa che crede a certe cose però.. era così reale.."
"No, amore. Tu devi stare solo tranquilla. Capita a volte di fare incubi del genere.. Forse sei un po' troppo sotto pressione."
"Già.." sospirai io stanca.
"Be', ora devo andare. Ci vediamo stasera?"
"Uff, anche di domenica devi uscire?"
"Eh sì.. Ti amo. A stasera." rispose baciandomi.
Nel frattempo era entrato Jan che aveva salutato Timo con una pacca sulla spalla. Mi sorrise offendomi un bicchiere d'acqua. Mi aveva letto nella mente. "Pensavo che avessi sete." mi disse sorridendo.
"Eh già.. Mi hai proprio letto nella mente.." risposi io bevendo.
Poi però non mi sentii tanto bene.

[Nei pensieri di Jan]
Era lì. Era così bella. I suoi occhi splendevano di una luce intensa, straordinara. Ed eravamo lì solo noi due. Sinceramente mi ero un po' pentito del gesto che avevo fatto, però.. Però per lei avrei fatto la qualunque, anche buttarmi da un grattacielo di 30 piani. Perchè me ne ero innamorato?? Era fidanzata ma la amavo. La amavo lo stesso.
Cominciò ad essere brilla. Bene, la pillola stava facendo effetto.
Sapevo che era sbagliato, ma mi misi sopra di lei e cominciai a baciarla dolcemente. Lei mi chiamava Timo, forse perchè mi aveva scambiato per lui. Eppure, non mi importava nulla. Eravamo lì a baciarci, a unire le nostre labbra in un dolce respiro. Era tutto così perfetto. Mi bastava solo un bacio, al sesso neanche ci pensavo.
Poi, però, questa dolce magia svanì.

[Nei miei pensieri]
Tornai nel mondo reale. Mi trovai le labbra di quel verme appiccicate alle mie con una forza smisurata. Le pressava quasi violentemente sulle mie, quasi volesse possedermi. Fare di me tutto ciò che avrebbe voluto.
Gli diedi un calcio e lui cominciò a urlare dal dolore.
"Chi credevi di ingannare??" urlai balzando velocemente dal letto.
"Niemand!" urlò lui ancora più forte.
"Nessuno?!? Perchè mi hai fatto svenire in quel modo??"
"Perchè ti amo!" alzò lo sguardo. I suoi occhi azzurri si velarono di gelo, un gelo confuso e terrificante.
Io caddi sul letto seduta. I legamenti delle gambe si sciolsero e lo vidi avvicinarsi sempre di più a me. Si sedette e avvicinandomi a sé tramite il mio fianco, mi sussurrò:-"Ti amo. Una parola folle e odiosa per le tue orecchie. Ma dolce e maledettamente vera per me."
"Perchè l'hai fatto, Jan? Cosa mi hai dato?! Perchè sono svenuta?!?" urlai alzandomi violentemente con le lacrime agli occhi. Caddi a terra sulle ginocchia e singhiozzando dissi, anzi sussurrai con una voce quasi inesistente:-"Se solo Timo fosse qui.. Se solo lui potesse romperti quella testa di cazzo che ti ritrovi.."
Si accovacciò vicino a me ed accarezzandomi i capelli sospirò:-"Mi ringrazierai.."
Cominciai a piangere disperata. Avevo troppo paura e non sapevo se dirlo a Timo.
Rimasi tutto il pomeriggio chiusa in casa, sofferente e con un dolore lancinante allo stomaco. Fortunatamente, verso le 19.15, Timo tornò a casa. Appena lo vidi mi gettai tra le sue braccia, lasciandomi cullare dal suo dolce e rassicurante abbraccio. Mi fece sedere sopra il letto e prendendomi la mano mi chiese:-"Amore, cos'è successo?"
"Ho paura, Timo. Ho paura di morire." risposi io con il fiato in gola.
Lui mi asciugò le lacrime con il fazzoletto che gli avevo regalato e mi disse:-"Ma cosa stai dicendo?"
"Quello che hai sentito. Portami in ospedale, ti prego!"
Timo, spaventato dalle mie parole, non rispose e prese subito le chiavi della macchina.
"Da quando tu guidi, Timo?? Ci faranno una multa!!!" dissi.
"Me ne sto fottendo altamente di quei carabinieri del cazzo. Non permetterò che possa succederti qualcosa!"
Scesi in macchina (di nascosto, naturalmente), ci dirigemmo verso l'ospedale.
Ad un tratto, il nero. Solo il terrificante e buio nero.

[Nei pensieri di Timo]
Ricordo solo un boato e nero, troppo nero. Dopo un po' aprii gli occhi. Non potevo muovermi, avevo i vetri della macchina infilzati nella pelle delle braccia e delle spalle. Terrorizzato guardai verso di Lei, il mio dolce angelo. Era ricoperta di sangue. Cominciai a chiamarla con le lacrime agli occhi, ma niente. Nessuna risposta. Ero distrutto.
Con urli di dolore mossi il braccio verso il clacson per suonarlo, ma i vetri si infilzavano sempre di più, lacerandomi la pelle e penetrando all'interno di essa.
Fortunatamente i soccorsi erano arrivati. Ci avevano portato nell'ospedale, quel fottuto ospedale in cui dovevamo recarci.
Arrivati lì, per fortuna, ci misero nella stessa stanza.
Io stavo bene ma Lei.. Lei no. Ad un tratto, dopo che la fecero abortire (mi chiedevo chi fosse stato a dargli la pillola RU-864) il monitor del suo cuore cominciò a suonare tempestivamente.
"Serve più sangue!!" urlavano tra di loro i medici.
Mi alzai di scatto e uno di loro mi rimproverò:-"Ma è diventato pazzo?"
"Sono di gruppo 0. Toglietemi tutto il sangue necessario, salvatela!!!"
"Ne ha già perso troppo di sangue!" ribatté lui.
"Non me ne frega proprio niente!!" urlai irato.
Si guardarono tra di loro. Alla fine si convinsero e mi tolsero il sangue. Svenii.

[Nei miei pensieri]
Aprii gli occhi lentamente e vidi di fronte a me mio fratello e i miei genitori che parlavano con i medici. Ma.. Perchè ero lì?
"Mamma, papà.." sussurrai in un sibilo.
Loro si girarono felicissimi abbracciandomi e con le lacrime agli occhi.
"Cos'è successo?"
"Tu e Timo avete avuto un incidente." rispose Giuseppe.
"E dov'è lui??" dissi preoccupata.
Mio padre si spostò e vidi Timo sdraiato sul letto, attaccato a vari macchinari che emettevano un suono regolare. Sembrava che stesse dormendo. Mi si strinse il cuore a vederlo in quello stato.
"Timo si è fatto togliere più di un litro di sangue. Se non ci fosse stato lui.. Be', saresti morta." sospirò lentamente mia madre.
Gli occhi mi si colmarono di lacrime di dolore. Avrebbe rischiato lui di morire, eppure.. Eppure l'ha fatto per me, per salvare me, questa stronza che non capisce un cavolo della vita!
Dopo un po' le visite finirono e rimasi sola nella stanza. Avevano avvicinato il suo letto al mio, grazie alla mia richiesta. Non riuscivo a dormire. Il solo pensiero che lui era ancora lì, svenuto sopra quel freddo letto d'ospedale, non mi dava pace, nemmeno per un attimo.
Poi ci fu il miracolo di Dio. Timo aprì gli occhi e mi sorrise:-"Amore mio."
"Buongiorno, anzi buonasera." Sorrisi maliziosa sistemandomi il reggiseno. "Grazie." risposi dopo.
"E di cosa?"
"Di avermi salvato la vita. Però il bambino.."
"Lo so, hai abortito.." rispose calmo. "Chi è stato a darti la pillola?"
"Ehm, ecco.."
"Porca troia, dimmi chi è stato che gli spacco la faccia!!!" I suoi occhi si riempirono di ira:-"Max, vero???"
"No, Max non centra nulla!" risposi io cercando di calmarlo.
"Lo conosco, si o no?"
"Ehm.. Sì.. Dice di essere il tuo migliore amico?"
"COSA???????????????????? DAVID???"
"No!! Ma cosa vai a pensare!!!"
"Hai detto che era migliore amico. Il mio migliore amico è David. Poi sono molto legato a Jan.."
"Ecco.."
"Ecco... COSA???"
"Sì, è stato Jan." riuscii a prendermi di coraggio.
Si ammutolì. Era infuriato, ma cosa potevo farci? Prima o poi avrei dovuto dirglielo. "Mi dispiace.." sussurrai.
"Tu non centri.. Caspita, Jan.. Come hai potuto farmi una cosa del genere..?" rispose con lo sguardo fisso nel vuoto e le mani fra i capelli.
Non risposi. Non avevo in mente nessuna frase che lo potesse calmare. Era infuriato, infuriato con un suo caro amico, Jan.
Stemmo per 3 giorni in ospedale. A fare visita a Timo vennero solo sua madre e i ragazzi. Jan non osava nemmeno entrare. Sapeva del guaio che aveva combinato e che per questo Timo non l'avrebbe mai, dico mai, perdonato. Il mio cucciolo aveva dato troppa importanza al bimbo, come se aspettasse di diventare padre da anni e anni.
Passati questi 3 giorni tornammo a casa. Io fui attorniata dall'affetto di tutti i miei parenti, mentre Timo no. Mi faceva così pena. Perchè non lo voleva bene nessuno della sua famiglia, al massimo solo sua madre?
Il giorno dopo tornammo a scuola. Erano le 07.45. "Vado a salutare Max e Tom."
"E da quando tu parli con Max?" sorrisi.
"Boh.. Siccome sta parlando con Tom vado a salutare anche lui. Ci vediamo in classe, ok?"
"Ok, amore." Lo salutai baciandolo e lui si diresse dai ragazzi. Dopo qualche minuto mi si avvicinarono Costanza e Concetta. "Ciao Aleee!!!" mi salutò Costanza con quel suo modo simpaticissimo e allegro.
"Ciao!!!" le salutai io.
"Sappiamo quello che ti è successo.. Stai bene, vero?"
"Sì.. Per fortuna.. Ho rischiato di morire.."
"Che significa hai rischiato di morire???" si allarmò Concetta.
"Avevo perso troppo sangue.."
"Proprio come me quando ho avuto l'incidente con Taylor."
"Come va con Taylor?"
Lei si ammutolì e allora le feci segno di far finta di niente. "Comunque.." riprese il discorso Costanza "Come hai fatto a salvarti? Hanno trovato il sangue necessario?"
"No." risposi orgogliosa. "Me l'ha donato Timo."
"Wow! Mai visto un atto d'amore più grande di questo!"
Vidi Concetta distogliere lo sguardo. "Tutto bene?" le chiesi.
"No...!!!" disse lei arrabbiata allontanandosi.
"Lasciala perdere. E' troppo nervosa da quando Taylor se n'è andato." mi disse Costanza.
"Lo so, Koki. Però non può deprimersi per sempre."
"Glielo dico un mare di volte. Ha la testa più dura del cemento!!!"
Suonò la campanella e fummo costrette ad andare in classe. La giornata passò velocemente. I professori chiesero a me e a Timo come stavamo e se fosse andato tutto bene.
Durante la ricreazione la Grasso mi chiamò fuori per parlarmi.
"E' successo qualcosa, prof?" chiesi io allarmata.
"No." mi sorrise lei rassicurante. "Volevo solo chiederti scusa per come ti ho trattato."
Io arrossii leggermente. Avevo capito di cosa stava parlando.
"No, non deve scusarsi. E' normale una reazione del genere. Infondo, anch'io avrei avuto la stessa se lei fosse stata al posto mio.." dissi.
"Be', adesso non importa. Volevo solo dirti questo. Va' in classe adesso."
La salutai e tornai in classe. Chiara mi disse:-"Ale, tutto bene, vero?"
"Sì, tutto bene. Sta tranquilla." risi io.
"E che mi agito quando ti vedo così."
"Tranquilla. Adesso sono la Ale di sempre. Quella pazza scatenata e.."
"Dannatamente sexy." aggiunse Timo baciandomi il collo di dietro.
"A quanto pare in voi due non ci sono problemi di coppia." rise Chiara.
Il mio amore rispose:-"Eh già.. E spero che non ce ne siano mai."
"Sono veramente felice per voi."
Ad un tratto cominciai a sudare freddo e divenni rossa, rossa come la lava. "Che succede??" mi urlarono.
Ma io ero svenuta, avevo una crisi epilettica. Poi però a partire da questa crisi, la mia vita ebbe un finale amaro. Soprattutto per Lui.

[Racconta Timo.]
La vidi cadere tra le mie braccia e sbattere tutta. Chiamammo immediatamente un ambulanza. Non mi fecero nemmeno salire insieme a Lei. Era una brutta giornata. Lampi, tuoni e pioggia, tanta pioggia. Somigliava alle mie lacrime, quelle troppe lacrime che avevo versato. Ero lì sotto, senza l'ombrello. Corsi via verso il Pronto Soccorso mentre i lampi mi cadevano anche vicino. Ma io correvo, correvo verso la mia meta. Verso la mia dolce amata.
Arrivato lì, bagnato fradicio, mi chiesero:-"Ma.. ma.."
"Dov'è?" chiesi con le lacrime agli occhi, che mi stavano tagliando l'anima.
"Chi?"
"Alessandra Anicito. La ragazza che ha avuto una crisi epilettica!!!"
"E' in terapia intensiva. Non potete vederla."
"Non posso vederla dal vetro???" gridai.
"Sì, ma si calmi!!!" mi rassicurò un infermiere.
Corsi verso la stanza. La vidi dal vetro. Quel maledetto vetro che si separava. Che separava le nostre anime. Era legata a tantissimi fili multicolori che emettevano strani suoni. Avevo i pugni chiusi e i denti stretti, non volevo piangere di nuovo, ma quel nodo in gola era sempre più forte. Sempre più terrificante da trattenere.
Rimasi lì per ore ed ore con lo sguardo a terra. Poi, verso le 15.15 vennero i genitori di Lei.
"Timo!" mi abbracciò sua madre. "Cosa le è successo?"
"Ha avuto una crisi epilettica di colpo, così.. Stava bene, anzi benissimo! E.. mi è caduta fra le braccia.. E.." poi non ne potetti più. Scoppiai a piangere con dolori lancinanti allo stomaco. Pinella mi strinse in un abbraccio per farmi calmare, ma nulla. Nulla di nulla!!! Non riuscivo a pensare a nulla che non fosse Lei. Diedi un ultimo sguardo al vetro ma poi ricominciai a urlare dal dolore. I suoi genitori cercavano di calmarmi, ma nulla. Non riuscivo a sopportare un dolore tanto grande!!
Poi, però.. Mentre mi trovavo appiccicato al vetro vidi muoverle la testa. "Infermiere!!!" cominciai a urlare.
Lui accorse subito insieme a un medico ed entrarono nella stanza.
Dopo qualche minuto uscirono sorridendo:-"Si è svegliata. Potete vederla."
Sua madre si alzò subito in piedi, come una molla e mi disse:-"Timo, ti dispiace.."
"No.. Per nulla. Voglio che siate voi a vederla per primi." Risposi cercando di sorridere.
Loro si diressero nella stanza e ci stesero per circa un'ora. Non mi dava fastidio, anzi. Avrei aspettato ore ed ore per vederla. Poi uscirono e suo padre mi disse con un sorriso sghembo:-"Va' da lei. Non ha fatto altro che chiedere del suo amore." Però, prima era entrato il medico e non sembravano felici.
Gli sorrisi, comunque, e mi avviai verso la stanza. Entrai lentamente, quasi non volessi fare rumore.
"Ciao amore mio." mi chiamò Lei sorridendo.
"Ciao.." Risposi io.
Andai a sedermi di fianco a Lei e le presi la mano. Lei mi accarezzò i capelli e le labbra con le punta delle dita. "Stai bene?" le chiesi.
"Sì.." rispose distogliendo lo sguardo.
"Che c'è?" le chiesi posando le mie labbra sulle sue.
Lei non mi baciò, anzi, cominciò a piangere disperatamente. Mi allungò le braccia per farsi abbracciare e quasi non voleva che finisse più quell'abbraccio.
Non riuscii a rispondere, a reagire. Dopo mi sussurrò:-"Timo.. Io non so come dirtelo.. Ecco.."
"Ecco cosa??"
"Ehm.. Hai visto che prima il medico era entrato..?"
"Sì.. Ma, perchè?"
"Perchè.. Ci ha dato una notizia.. Be'.."
"Buona o cattiva?"
Cominciò a tormentarsi le labbra e i capelli e poi disse tutto d'un fiato:-"Cattiva."
"Cosa??" Non credevo alle mie orecchie. Mi veniva di urlare tutte le bestemmie che conoscevo in tedesco. Le avrei dette tutte, ma proprio tutte, fino all'ultima! "E in cosa consiste?"
"..." Ci fu un attimo di silenzio. Un silenzio doloroso e ricco di suspence. "Ho il cancro, Timo." disse Lei cominciando a singhiozzare disperata.
Caddi sulla sedia con lo sguardo fisso nel vuoto. "Il cancro." Quelle parole mi uscivano dalla bocca in una maniera strana, quasi non volessi controllarle. Non ebbi la forza di alzarmi né di consolarla. Avevo ricevuto una coltellata. Una coltellata dritta al cuore.
Poi, però, mi girai verso di Lei e la strinsi sul mio petto. "Te l'avevo detto che prima o poi sarei morta."
"Ma cosa cazzo dici? Ti prego non voglio più sentire questa parola!"
"Ma amore mio, è così!!!" si difese Lei. "Non c'è nulla da fare. Il cancro non si può curare. Lo sai bene!!!"
Passammo tutto il pomeriggio nel silenzio finchè, verso le 19.07, fui costretto ad andare via. Non poteva stare nessuno in quella stanza, se non Lei e i medici che la controllavano.
Tornai a casa scosso. Ero completamente rigido. Non provavo nessuna emozione che non fosse il dolore. Tornato a casa poi.. Trovai i miei genitori (tra cui quel bastardo, mio padre, che addirittura aveva anche cambiato nome!!) litigare.. litigare per soldi! Io mi ero rotto il culo da quando avevo 15 anni, vissuto in un monolocale e ora mi devo sopportare mia madre che viene umiliata da quel tizio? No, non posso sopportarlo!
Però avevo altro a cui pensare. Mi chiusi nella mia stanza a chiave (tanto non mi avrebbe cercato nessuno), presi carta e penna e cominciai a scrivere una canzone. La intitolai "Ein Neuer Tag", ovvero "Il nuovo giorno". Durante l'ultima parte, quella che avrei dedicato poi al rap, mi misi a piangere.

"Piangendo di fronte alla tua tomba
è troppo dura per me stringere il certificato della tua morte tra le mie mani.
Prego per farmi vedere e sentire da te.
Spero che tu potrai aiutarmi e toccarmi.
Perché ora devo attendere la vita da solo senza essere intrecciato con te, la piu bella persona di tutti i tempi?"
Sospirai con le lacrime agli occhi. La vidi emozionata:-"E' bellissima, amore mio."
Ero andato in ospedale per leggergliela, l'ultima canzone che avevo scritto. Non sapevo se potevo scriverne ancora.
"Il dottore ha detto che ti restano 3 giorni?"
"Sì.. Spero però che siano di più.. Voglio ancora avere il tuo dolce viso tra le mie mani." mi rispose Lei.
Cominciai a baciarla lentamente, per assaporare per l'ultima volta il dolce gusto delle sue labbra soffici, tenere.. indescrivibili.
Ci guardammo tutto il pomeriggio. Poi ad un tratto dissi:-"Non so come farò senza di te."
"Io ci sarò comunque, Timo. Anche se morirò io ti sarò sempre accanto. La mia anima veglierà su di te. Ti continuerà a dire che io ti amo e che ti amerò per sempre, perchè noi due siamo una cosa sola, Timo. Una potenza invisibile che non potrà mai essere divisa. E ricordati queste parole.. Perchè saranno le ultime che pronuncierò oggi. Oggi morirò, ne sono certa."
"No amore mio, non devi dire così. Perchè non è assolutamente vero!"
La vidi sorridere e chiudere gli occhi. In un sibilo sussurrò:-"Ti amo, Timo.. Non ti lascerò mai da solo.."
La macchina del cuore segnò una linea retta. Cominciai ad urlare disperato e a chiamare i medici che accorsero subito.
"No.. No.. NO!!!!" urlavo disperato piangendo. Nel frattempo le misero un velo bianco sopra il corpo. "Bianco.. Simbolo della sua dolce e sincera purezza." dissi tra me e me.
Un medico mi sentì e dandomi una pacca sulla spalla:-"Coraggio figliolo. Prima o poi sarebbe successo."
"Ma non doveva succedere a Lei.. Volevo, e dovevo, morire io." risposi con le mani in tasca e con il mento tremante.
Nel frattempo entrarono di gran corsa i suoi genitori e il fratello che appena la videro cominciarono a piangere disperati. Uscii fuori per non disturbarli. Lì stavano aspettando tutti i ragazzi e le ragazze. "Timo.. Ma cos'hai?" mi chiese David tirandomi da un braccio.
Una lacrima mi oltrepassò gli occhi e non riuscii a spiccicare una singola parola. "Non.. Non.."
"Non ce l'ha fatta!!!!" urlai esasperato prendendo a calci il bidone della spazzatura che mi stava accanto. Caddi a terra sule ginocchia singhiozzando, con una forza minima. Nel frattempo gli altri cominciarono a piangere silenziosamente, senza dire nulla.
Non ce la fecero portare a casa. Dovevano fare l'autopsia. Bastardi, lo sapevano meglio di noi di cosa era morta il mio dolce angelo!!! Era solo una menzogna! Una sporca e orribile menzogna!
"Bastardi.. Bastardi.." ripetevo tra me e me dentro la mia camera. Ero vestito di nero. Era arrivato il giorno in cui avremmo dovuto dirle addio.
La tomba, puramente bianca, doveva essere seppellita nella zona verde del cimitero. Purtroppo stava anche piovendo. Anche la Terra avrebbe dovuto sopportare la morte della mia amata. Durante la messa non ascoltai molto, tranne quando il prete parlò di Lei, di quella ragazza dolce, pulita e fantastica. Una ragazza d'altri tempi.
Finita la celebrazione, quando la maggior parte delle persone andò via, mi avvicinai alla tomba con il certificato di morte tra le mani. "E' troppo dura per me stringere il certificato della tua morte tra le mie mani." dissi, come se stessi parlando con lei. Mi venne in mente il suo sorriso, ma anche il suo piangere, il suo dolce odore, le sue labbra soffici.. La mia Alex. Sfumata nel vento come nulla fosse. Era perfetta. Poi è arrivata quella maledetta crisi epilettica.
Cominciai a piangere (per l'ennesima volta in quella giornata) e vidi una cosa straordinaria, indescrivibile. Vidi levarsi in aria una specie di fantasma. Ma non mi faceva paura, anzi. Era la sua anima. Era bellissima, ricoperta di polvere di stelle luccicante e un viso angelico.
"Amore mio.." sussurrò in un sibilo che solo io riuscii a sentire.
Mi accarezzò il viso con le dita e io sentii dentro una sensazione strana, così strana da non trovare i vocaboli. Non riuscivo a prenderle le mani, infondo non era viva.
Poi se ne andò volando e sorridendo:-"Non ti lascerò mai. Veglierò su di te e sui tuoi sogni."
Poi ricominciò a piovere. Rimasi lì sotto, immobile.
Ancora oggi la amo, come se fosse viva. Piango ma sorrido allo stesso tempo. Nel cielo vedo Lei, il suo sorriso, le sue risate, il suo affetto.
"Ti amo più di ogni altra cosa. Ti amo come un cielo stellato. Come un mare, che ha come sfondo un romantico tramonto. Come una dolce sinfonia che scalda il cuore.. E quella dolce sinfonia sei tu, Timo.” La sua voce mi risuonava dentro.
Adesso sono qui. Sopra questo palco a cantare "Ein Neuer Tag", gridando al mondo intero che sono ancora innamorato di Lei.
L'amore è indelebile.. E chi l'avrebbe mai detto?

Fine
 
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